domenica 20 gennaio 2013

non esiste une fine nemmeno quando si pronuncia la parola fine....

Alla fine me lo ricordo bene.. e sarà strano percorrere con te quello che io normalmente vedo ogni estate, le lacrime saranno dure da trattenere e  credimi al sol pensiero mi vengono i brividi, non è solo difficile rivedere tutto,  rivivere i ricordi fa già male ora, figuriamoci lì con lui che ha impestato ogni singolo posto con i suoi modi di fare, con i suoi pensieri, quando dovrò salire quelle scale del duomo di amalfi, dove aveva accettato di sposarci, dovrò passare davanti a quel mare che ha catturato fin troppi miei sorrisi e pianti e liti, dovrò ricordare perchè sarebbe impossibile il contrario, dovrò passare davanti al lido e ricordare quando ci inseguimmo, quando romeo ci chiese se eravamo noi la coppia che si era messa da poco e noi non eravamo ancora nulla , sai credo che sia il destino a costringermi in quella direzione, mi manca quel posto ma più di tutto mi manca quella stupenda sensazione che mi nasce ogni volta che ci torno. sapevo che qualsiasi cosa fosse accaduta, girato l'angolo con un cartello su scritto "450 metri atrani", lui sarebbe stato lì.... è così strano ... credo che sia la prima volta e spero l'ultima che tornerò ad amalfi in un periodo non estivo, ogni volta che me l'hanno proposto ho semrpe rifiutato, io non volevo ... io non potevo perchè sapevo che non avrei retto
eppure...

ora devo farlo e non so cosa sia peggio.... oggi studiavo per non pensare perchè non hai idea che ocsa voglia dire per me .. sento salire quelle lacrime soffocate per lui dall'estate, le sento salire e puntualmente le respingo in fondo in fondo, e ingoio, ingoio ma lui continua a essere qui dietro di me e mi manca... e non vorrei.... eppure è qui io lo so, ho paura cè, mi sento crollare ogni secondo che passa, ogni secondo che cerco di non pensare al fatto che inevitalbilemente sarò costretta a ricordare, cose che avevo tenttato di scordare così a lungo, così inutilmente.... 
credo che quella città lui me l'abbia infettata, forse gli anni non basteranno mai, non mi ridaranno mai inditreo quello che ho lasciato lì, non lo faranno eppure lui era così importante per me .... il tempo scorre ma con lui purtroppo non scorrono i ricordi, il dolore che ogni tanto riaffora.... 
e cazzo in quei momenti è quasi insopportabile, oggi per la prima volta da tempo il dolore è fisso sulla punta del mio stomaco, per la prima volta sto cedendo.....
R.

lunedì 7 gennaio 2013

L'odore del vomito e il sapore del sangue

Ci ho provato. Credimi, Rì, ci ho provato, ma non ci sono riuscita. Vorrei tanto essere razionale come te, ma non lo sono. Vorrei tanto riuscire ad allontanare l'ansia e la rabbia con lo studio per un po', ma pare che non funzioni con me.
Sono così arrabbiata, Rì, ma così tanto, come forse non lo sono mai stata. Mi scuso in anticipo per come e cosa scriverò.
Sono così adirata che non riesco a controllare il flusso di sangue al cervello.
Credo che se bloccassi le vene sul mio braccio, anche solo per qualche secondo, lo osserverei gonfiarsi e divenire nero, fino a squarciarsi e allora uscirebbe tutto il veleno che ho dentro. Che lui è stato capace di iniettarmi.
I suoi occhi.
Non credo di aver mai odiato una persona e non pensavo potesse essere così brutto.
Non pensavo potesse stare male l'odiante. Speravo soffrisse l'odiato. Non è così, neanche questo è come lo immaginavo.
Lo odio. Lo odio così tanto, Rì, che quando ci penso mi sale il vomito alla gola. E mi viene di chiamarlo e mandarlo affanculo e sputargli addosso e andare lì e cucinarlo. Magari, chissà da cotto può diventare buono.
Mi fa così male, Rì. Un male che oggi a scuola non sono riuscita a spiegarvi, ma mi fa male. Ho il vomito.
Così male che non avrei dovuto far succedere quello che, invece, sta accadendo. Non riesco a fermarlo, cazzo: Rì, quante lacrime stanno uscendo.
Lo so, lo so dovrei essermi abituata a lui, ma non so, non so perché. Non riesco a capire. Fatto sta che fa davvero male.
Mi viene da vomitare.
Sembrava un cretino, uno di quelli che prendi e poi tanto dimentichi, ma stavolta mi ha distrutto davvero.
E' stato capace di risollevarmi un anno fa e farmi dimenticare per un po' quello che era stato, mi aveva insegnato a calpestare il dolore a passi di danza e io lo avevo sotterrato e per un'estate La guardavo nelle foto senza versare lacrime.
E ora mi ha distrutta.
E' così grande la bufera che ho dentro che avrei voglia di squartare il cielo e di urlarci dentro.
Perché continua ad inseguirmi? Io sono sempre qui, non mi muovo mai io, non gli faccio niente. Me ne resto qui, nel mio mondo e appena decido di uscirne me lo ritrovo davanti.
Non ce la faccio più, Rì. Non c'è più gioia, non c'è più un cazzo qui. Mi ha esaurita e non so più neanche che dargli perché vada via.
Lo voglio fuori dalla mia vita. Sono stanca di convincermi che stavolta sarà per sempre, per poi vedermelo tornare. Non sono così forte come sembra.
Continua ad illudermi la sua storia con lui. Continuano a ripresentarsi coincidenze assurde, che non fanno altro che distruggere la barriera che stavo costruendo per riuscire ad arginarlo. E allora inizio a dirmi che, forse, sono solo io che non voglio crederci e quindi, sì, perché no? gli riapro il cuore e lui me lo strozza di nuovo e ora non ce la faccio più. Davvero, non ce la faccio più.
Non mi ricordo neppure più cosa di bello lui abbia mai fatto per me. Sto così male. Quanto lo odio e quanto fa schifo odiare. Lo odio anche per questo.
Credimi, ho provato ad ingoiare questa bile amara, ma risale sempre più grande e ora è ferma, alla gola. Non scende e io non so che fare.
Cosa crede? Vorrei tanto chiederglielo. Mi vede come un abbonamento della metro, uno di quelli che, ogni qualvolta lo desideri, lo strisci e ti si aprono le porte, girano i tornelli, basta che lo ricarichi quando scade.
Io me la merito una storia normale. Un ragazzo normale e non uomo bambino. Uno che mi guardi con gli stessi occhi con cui io guardo lui. Uno che mi ami. Io me lo merito e mi merito le rose e i cioccolatini a San Valentino e non uno che mi dica dall'altra parte di uno schermo che con me vuole stare, mentre indossa l'anello di un'altra all'anulare. Io me lo merito e non lo voglio, lo pretendo! E me lo troverò.
Mi fa così male lui, così male.
I suoi occhi.
I suoi occhi hanno buttato nel cesso dieci mesi di sofferenza e lontananza e buoni propositi che dolorosamente mi ero appuntata nell'agenda dell'esperienza.
E' bastato uno sguardo del cazzo ed è stato capace di cancellarmi tutto. Ha eliminato documenti che era compito mio gettare e io non me ne sono neppure accorta.
E ora lui è lì a fare il cazzo che gli pare e io qui a scrivere di un coglione.
Non conosco il motivo di questo dolore assurdo: è la terza volta, ormai dovrei avere una cicatrice apposta per lui. Eppure fa male. Un male insostenibile, che non mi fa fare nulla, se non odiarlo e desiderare di picchiarlo. Picchiarlo fino a mandarlo all'ospedale e guardare dal vetro della sala operatoria mentre lo ricuciono senza anestesia e sentire il mio respiro sollevato.
Mi fa odiare, mi fa essere cattiva, mi fa immaginare cose che non voglio. Mi fa essere quella che non sono e non è così che dovrebbe essere.
Ma io continuo a cambiare. Ogni volta lui torna e io cambio e divento un'altra e devo sempre adattarmi ai mutamenti della nuova arrivata e lui rimane sempre lo stesso e io non gli dico mai veramente qualcosa e anche se lo faccio e lui si scusa non succede mai un cazzo. Perché io cambio, cambio per le persone sbagliate.
Un anno e mezzo, una maledetta maglietta e una maledetta foto. Lui non ha mai fatto un cazzo per me: un pullman, ecco tutto.
Regali, dici?
Sono piena di regali: regali di F., regali di S., poesie di V., regali di A..
La mia camera gronda di regali e non so che farmene. Persino Al. voleva regalarmi la sua fetta di torta alla festa di V. e io non li voglio i regali.
Non voglio più lui.
E' stato così forte e stupido da bruciare tutto con una grande tanica di benzina e ora non è rimasto niente.
E io lo sto aspettando ora, perché non mi rimane più nessun abbraccio, nessun sorriso. Hai presente le maschere che ti coprono il volto, quelle celano gli occhi gonfi, il mascara incrostato sulle guance, le occhiaie, le guance gonfie e la bocca screpolata? Le ho finite.
Dimentica il 9 Ottobre. Dimentica che siamo nati insieme quel giorno.
Dimentica quel giorno in cui i miei occhi sono emersi dall'acqua di quella piscina maledetta e, guardandoti, si son detti: "Ecco, quello sì che è carino...non mi si filerà mai, però."
Dimentica il momento in cui hai aperto per la prima volta bocca per rivolgerti a me, dicendo:"Piacere, D. ...eeh, sto mangiando, non posso darti la mano. Io sono l'a. ...Tu sei Cecilia. Comunque sei proprio una bella ragazza, complimenti". Mi viene il disgusto al solo pensiero.
Dimentica tutte le risate, gli abbracci in quel posto, perché lì non eravamo ancora niente. Non rovinerai anche questo con le tue manie di egocentrismo.
Dimentica il gioco delle marionette.
Dimentica la sera in cui lavorammo assieme, io e te.
Dimentica la maglietta.
Dimentica l'ultima sera, in cui avevo i capelli stirati, il vestito corto e i tacchi e cancella il modo in cui mi guardavi.
Dimentica la torta di Giorgia e il secondo esatto in cui mi hai stretto tra le tue braccia perché eravamo figli dello stesso giorno.
Dimentica che mentre te lo domandavo, sapevo già- senza saperlo- la risposta.
Dimentica le lacrime.
Dimentica il tuo non volermi lasciare andare via.
Dimentica le telefonate.
Dimentica questo schermo.
Dimentica il pulcino.
Dimentica il pullman.
Dimentica la tua stanza qui.
Dimentica il personaggio che hai interpretato qui.
Dimentica quel sabato.
Dimentica l'immagine dolce di noi in quello specchio quel giorno.
Dimentica le patatine.
Dimentica quel bacio.
Dimentica quei baci.
Dimentica la notte.
Dimentica la pizza, mia madre, mio padre, i miei fratelli, mia nonna. Ti sei permesso di aprire bocca su di lei anche troppo.
Dimentica la mia famiglia.
Dimentica R. e M.
Dimentica i miei amici.
Dimentica la vita perfetta che ti abbiamo fatto vivere qui.
Dimentica il mio risponderti ogni volta.
Dimentica il mio perdonarti. Ogni volta.
Dimentica il mio volto, i miei capelli- non sono lisci-, la mia bocca- non la sfiorerai mai più- , i miei occhi.
Non mi hai lasciato niente. Non sei più niente per me. Ti odio, anche se questo non lo saprai mai.
Forse il mio cuore ha cercato di dirmi che si poteva di dire quello che, invece, a te non dirò mai, perché mai lo proverò. Mai per te.
Sono morta per te. Considerami morta e non ricordarmi in quel giorno, perché io non voglio dividerlo con una persona che per me non esiste.
Purtroppo non posso cancellare il ricordo, ma- credimi- avrei preferito non conoscerti mai, non incontrarti mai.
Non cercarmi più, ti prego. Non chiamarmi più, ti supplico. Se provi almeno un po' di rispetto- non amore o affetto- per un individuo che non sia tu, non entrare più da questa porta.
Ti prego.
Non so spiegarti il dolore che mi stai infliggendo ora e non so farlo neanche con me stessa, ma sappi che non ti avrei mai creduto capace di tanta cattiveria ed egoismo. Ma lo sbaglio è stato mio: non sei come ti vede il mio cuore, sei quello del mio cervello. O, forse, neanche lui.
Non cercare più di appartenere a questa vita, o di aggrappartici quando la tua ti infastidisce e ti appare troppo complicata, perché stai stuprando anche questa.
Lasciami. Lasciami respirare, ti supplico.
Non perseguitarmi più.
Avevo quindici anni quando ti ho incontrato e tu ventuno. Ora ne ho diciassette e tu ventitré.
E' passato il tempo per noi e non sai quanta sofferenza mi procuri pronunciare questa frase, ma tu hai avvolto quella che doveva essere la nostra pergamena troppo velocemente e così frettolosamente che l'inchiostro l'ha sporcata tutta e ora è da buttare.
Io e te siamo una coincidenza, tu e lei una realtà. La tua. Le coincidenze si possono anche evitare, l'esistenza è permanente, non la cambi quella. Nel tuo caso,non hai mai neppure pensato di farlo. Ma ormai poco conta.
Ormai è me che devo curare, perché stavolta mi hai davvero spedita in terapia intensiva e le ferite sono così profonde.
[Così profonde, amica mia, come non riuscirei a farti vedere. Posso solo piangere]
Hanno tutte inciso-"Stupida!"- sulle loro pareti.
Permettimi di andare avanti.
E smettiamola di sentirci, soprattutto quando non è la tua voce quella che mi parla.
Ho una vita ancora davanti e voglio viverla appieno. Forse un posto per te c'era, magari una cabina intera, ma tu sei su un altro treno. E allora fammi guardare avanti.
Lasciami costruire la mia strada e tu aggiusta la tua, se puoi.
Spero che lei non sappia mai di tutto quello che le hai fatto, ma se dovesse, spero che abbia il coraggio di lasciarti. Capirai.
Sei una persona egoista, cattiva, egocentrica, falsa. Sei come lo schifo che sta sotto i binari della metro e attorno ai gabinetti degli autogrill, come le siringhe dei drogati rimaste nei parchi la domenica mattina. Sei infetto. Infetto di un mondo, di un male che mi ha già infettata abbastanza e che sto imparando ad odiare, ogni giorno e bugia di più.
Ti auguro di trovare pace, un giorno.
Mi auguro di non incontrarti mai più. Mi auguro di non soffrire mai più scrivendoti un "mai più".
Lo sto aspettando, Rì. Gli dirò tutto questo: non dovrà più cercarmi, non dovrà più trovarmi,non è più neanche un'ombra per me- questo gli dirò-, non voglio più piangere per lui.
Gli urlerò: "Vaffanculo. Addio!"
Stavolta la metto io una fine con lui. Non sarà per sempre, lo è già.








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