martedì 10 giugno 2014

Il vento dei ciclamini

Mi sono sempre piaciute le cose semplici. Le cose che fai subito, perché sai di poterle fare. Poi sono cambiata. Poi tutto è cambiato. E' cresciuto e allora hanno cominciato a prendermi quelle impossibili, le imprese masochiste, quelle che nessuno va a cercarsi. Nessuno a parte me.
Io prendo le relazioni a distanza, perché mi fanno venire in mente la forma d'amore che più può somigliarmi. L'amore che non si accorge di esser tale; l'amore che devi allontanare, perché non riesci ad accettarlo. L'amore che crede di essere sintomo di debolezza e che poi fa più male di un macigno.
Sai, ora, a distanza di tempo posso dirti che probabilmente non ci avrei sofferto così tanto per lui, se non avessi avuto i test da superare. Probabilmente mi sbaglio, chissà.
Di tanto in tanto, piuttosto spesso in realtà, mi capita di riguardare le sue foto e mi chiedo come possa essere passato così tanto tempo nella mia mente e così tanto nella vita reale dall'ultima volta in cui ci si chiamava "Amore".
L'altro giorno D. mi ha scritto: " Ti amo" e, scherzando, gli ho risposto: "Sì, ti amo anch'io". E' stata una sensazione assurda. Era la prima volta in cui mi ritrovavo a scriverlo dopo di lui. Bella prima volta, davvero!
Una brutta sensazione, in realtà: è tornato tutto indietro, come una pellicola che si riavvolge sul momento più bello del film.
Mi è son tornate alla mente tutte le volte in cui ho indugiato nello scrivere quelle due parole, tutte le volte in cui alla fine ce lo siamo detti, tutti i posti in cui era l'unica cosa da dire, tutte le volte- in ogni momento trascorso con lui,quindi- in cui avrei voluto parlargli solo così e tutte quelle in cui poi non l'ho fatto, per paura di sembrare stupida, anche se lui mi rispondeva che non era vero. E sono tornati indietro anche i giorni in cui, invece, il "Ti amo" sembrava essere diventata un'espressione fuori moda e in cui non me lo diceva più e in cui io non lo dicevo più a lui. Se ne stava lì, sotto sotto l'anima e dentro un dolore che ancora faceva fatica ad affermarsi.
Tutto in un attimo.
So che sono scemenze, la maggior parte delle cose che penso nell'ultimo periodo lo sono, ma a dir la verità, ha fatto proprio schifo guardare a cosa avevo ridotto quella frase.
Uno scherzo, una cosa detta così.
Ho ripensato a quando credevo di essere innamorata di D: che tempi..
Non sapevo neanche cosa potesse voler dire innamorarsi, ma credo sia stato meglio così, perché, aldilà di tutto, non cambierei quel momento per nulla al mondo.
Spesso ti sento parlare dei momenti più belli della tua vita e, amica mia, credimi, ne hai davvero tanti; è stato un piacere ascoltarli tutti fin ora.
Io non avevo mai trovato i miei.
Probabilmente l'attimo in cui gli risposi "Ti amo anch'io" è tra quelli.
Al pensiero mi sale ancora un sussulto.
Sembra ieri e sembra la storia di un'altra ragazza nel medesimo momento.
Ora lo guardo, nelle foto e poi dentro di me, e non faccio altro che cercare di ripulire quelle immagini e provare a capire come possa essere successo, cosa possa essere accaduto e come, dove io possa essere caduta. Eppure l'ho amato, mi rispondo. Così tutto ritorna ad avere un senso, anche se più mattine vedo sorgere tra me e l'altra C. ,più realizzo che l'amore non sarà mai d'accordo con la razionalità, perché due come noi non avrebbero avuto alcuna possibilità neppure di incontrarsi, figuriamoci d'amarsi.
Osservo il suo viso adesso e mi è sconosciuto; ripenso al ragazzo che ho amato e provo una fitta allo stomaco. Ogni volta. Come se qualcosa ti mancasse, come se qualcosa non potesse ancora andare via.
Io credo, credo di provare qualcosa di simile all'odio per lui adesso. Orribile da dire, da scrivere o da sentire, ma non posso fuggire anche questo. Lo provo e basta.
Non credo di aver mai perdonato la nostra storia, è questa la verità.
Per com'è andata, per quanto ci abbiamo creduto, per tutti quegli sguardi profondi, come una cavità che ti porta al centro della Terra; per ogni bacio perfetto e ogni bacio perduto; per tutto quell'amore, che era così tanto che ancora mi rimangono gli avanzi e che mi ha insegnato che, se ami, non conti un cazzo, perché il tuo mondo diventa il suo e non puoi farci niente.
Lo odio, odio me per ognuno di questi motivi e una miriade di altre ragioni che non starò qui a elencarti, perché ci vorrebbe una vita intera e poi che cosa te ne importa, a te?
Credo sia la prima volta in cui lo ammetto. La prima in cui realizzi di odiarti.
Sai, mio padre me lo disse tempo addietro ora che ci penso. "Tu sei arrabbiata con te stessa e te la stai prendendo con me adesso"- questo mi disse e questa è la verità.
Il fatto è che non me lo sono mai perdonata: prima di averlo amato, poi di averlo lasciato. Non ne conosco la ragione, so soltanto che non è stato mai facile così. Insicurezza, probabilmente è stato questo il motivo.
Quante realtà che un pomeriggio di temporali estivi, sottratto allo studio, è capace di far sgorgare dalle dita di una maturanda...
Paura di non essere all'altezza di un sentimento così, terrore che potesse demolirmi e poi tutti i sensi di colpa che sono seguiti.
Avrei voluto dirgli che è stato uno stupido a farmi sentire colpevole ogni volta, perché così facendo mi ha persa. Avrei voluto dirglielo, che io l'avevo capito, sì, che l'avevo capito che lui non volveva incolparmi per davvero, ma che aveva solo paura di perdermi, ma non me ne ha mai dato il tempo. Se me l'avesse dato, l'avrei preso tra le mie braccia più spesso, ma a lui non piacevano gli abbracci.  Avrei voluto dirgli tante cose, ma che senso ha dirle al vento adesso?
Magari anche lui avrà voluto dirmene altrettante, ma noi litigavamo soltanto. Non parlavamo mai di cose così e ora il tempo è passato.
Ecco perché non ci perdonerò mai; me, lui, noi. Nessuno. Non ci riesco proprio e il non riuscirci ha lo stesso sapore del non esser andati avanti.
Passano gli anni, perché sono passati, cavolo, ma nulla cambia, anche se ami. Che poi chi lo sa se questo è amore per davvero; magari tra vent'anni tutta questa storia farà solo ridere e, rileggendo di un noi così lontano, il cuore mi s'intenerirà pure.
Intanto è tornata la voglia di scrivere. Dopo di lui, e ora ti confesserò la realtà più seria appresa, tutto è stato da ricostruire. Ogni cosa, come le macerie provocate da un terremoto, anche se ho finto di non accorgermene. Dal più insignificante dei dettagli, quando è entrato a far parte della mia vita, tutto ha cambiato assetto e ha assunto la forma più congeniale alla nostra storia e, dopo che tutto è finito, non era rimasto più niente.
Io sono stata niente per un tempo infinito, nel senso che mi guardavo allo specchio ed era come osservare la vita fuori dal tuo corpo e decidere di non fare niente.
Credere di aver trovato la propria metà, dimezzarsi senza volerlo, fare spazio e poi scoprire di aver sbagliato per rimanere vuota, rientra tra i motivi per cui ho desiderato il peggio per me stessa diverse volte. La debolezza vien difficile da perdonarsi, solo che nel mio caso era amore.
Il realizzare di averlo amato davvero mi ha procurato un dolore fin troppo inaspettato e tutto è peggiorato, perché l'ho capito dopo, dopo di noi, e ogni cosa ha cessato di interessarmi. E tutto è peggiorato e la mia mente ora non smette di vomitarmi addosso quei giorni in cui silenziosamente mi son lasciata andare all'indifferenza verso me stessa, verso la vita in generale.
La storia peggiore e l'amore, il primo, vissuto nella maniera più vera e rancida allo stesso tempo mi hanno sfondato il cuore nell'unico anno in cui avrei fatto meglio a trascorrere l'estate in città.
Ad ogni modo ora basta. La prassi dice che dopo un po' si smette di soffrire e, quando il pensiero di quella relazione non fa capolino qui, la quotidianità sembra intenta a ricostruire una vita senza la persona che amo.
Ha i suoi alti e bassi, devo dirtelo, caro mio, ma forse io e te eravamo destinati a qualcosa di migliore. Parlerò di te, però. Se mai avrò delle figlie in futuro, dirò loro che sì, anch'io ho avuto un primo amore. E allora racconterò di te e della prima volta in cui ti ho chiamato "amore".


Indipendence