Strano. Assurdo, quasi incredibile.
C'era qualcosa che non avevo mai fatto anche qui, nel luogo dove ho perso la felicità. Perso, nel senso che qui si è nascosta, perché è qui che ha voluto restare.
Non credevo e invece.
Ci crederesti, Cecilia?
No, mi ci vuole tempo per metabolizzare.
Credimi, è davvero strano.
Come è possibile che per quindici anni non mi sono mai ritrovata in questa scena? Qui, dove sembra di aver vissuto tanto a lungo e tanto intensamente da aver creato una vita a parte e poi averla vista morire tre anni fa.
Come è possibile che non avevo esaurito tutte le carte del mazzo? Come è possibile che Lei si sia dimenticata di farmi vivere una situazione del genere?
E' una banalità, ma non riesco a capire come questo possa essermi sfuggito.
Eppure non ero neanche troppo piccola.
Sono sola. Sola in questa casa. Nella Sua.
Io e la casa. Sola con lei. Sola.
Che strano. Guardo queste mura fuori dalle cuffie e le vedo piene.
Piene di anni, di passato, di vita. Ex vita. Vita. Futura vita.
Non mi importa neppure delle zanzare ora.
Sembra di esser caduta in un mondo diverso dal mio.
Non mi capitava da tanto. Una dimensione parallela.
Credimi, non puoi capire quanto tutto questo sia paradossale in questi attimi.
Un terzo mondo, estraneo al secondo, quello "normale", quello in cui vivo da un po' ormai. Quello duro, del dovere, quello dei soliti lamenti. Quello del Futuro. Non pensavo sarebbe successo di nuovo.
E, invece.
Invece ora sono qui. Sola.
Sola in questa grande casa, dove non mi sembra di aver mai lasciato la mia posizione iniziale. La postazione di partenza, prima degli spari. Oggi sembra siano tutti qui, quelli morti, quelli vivi. Assieme.
Eppure non c'è nessuno. Solo io.
I miei occhi cadono sulle scie di luce che il sole, a poco a poco, sta portandosi via e qui sembra di averli tutti al mio fianco. Ascolto le loro voci, annuso i loro sorrisi, tocco i loro sguardi.
Come può essere?
Quanti giorni possono essere mai passati qui?
Come è possibile che neppure qui avessi finito di vivere?
Se fosse qui, la mia felicità, ora potrei darle un pezzettino di questo giorno, così sarebbe completa. E poi la lascerei andare. Di nuovo. A nascondersi. Non la cercherei più, perché in fin dei conti non credevo di potermi mai rianimare ancora qui dentro. Mi sbagliavo.
C'era qualcosa di nuovo anche nel passato.
Credevo che la mia vita in questa casa se ne fosse andata con Lei. Ma ora sono qui, in una situazione nuova e sono sola.
Odora ancora di Lei questo appartamento. Io non credevo.
Sembra che sia qui ad aspettarla. Che me ne stia accoccolata in questa grande poltrona verde in sua attesa, di ritorno dal supermercato, magari. Solo che Lei non sarebbe mai andata a far la spesa da sola, ma non mi avrebbe mai neanche lasciata sola, quindi.
Due punture di zanzare. Il prurito mi sta logorando.
Prima sono salita al piano di sopra. Sono rientrata nel suo bagno: cercavo qualcosa di suo. Come una bambina, come una stupida i miei occhi si sono trovati soffocati dalla foga di trovare qualcosa esattamente nel modo in cui lo aveva lasciato. Che stupidaggini, sono passati quasi tre anni ormai.
Me lo sono chiesta tante di quelle volte durante tutto questo tempo: se fosse rimasto ancora qualcosa esattamente nella stessa posizione in cui Lei lo aveva messo. Alla sua postazione di partenza. Ma non può essere.
Tante cose non possono più essere, ma ora non voglio pensarci, perché il dolore è prerogativa del secondo mondo, e io lì ancora non ci voglio tornare.
Ti sto aspettando, forse. Magari sei già qui e io non ti vedo.
Magari qui, su questa strana pellicola, tu non sei andata via e ora sei appena entrata dalla porta e mi stai cercando, ma non mi trovi. E io non trovo te. Mi sono nascosta troppo bene, forse. Probabilmente lo hai fatto anche tu, chissà.
Magari è solo che sei in un altro mondo, diverso dal mio.
Ti ho cercata in ospedale, sai?
Non volevo rientrare in quel posto, ma non l'ho fatto intenzionalmente. Non avevo realizzato, poi una mattina ero in corridoio e l'indicazione della Cappella ha vomitato tutto fuori. Le finestre strozzate, i corridoi bassi, i cartelli blu. Quanto tempo. Eccessivamente poco, ecco quanto.
E' stato meglio così. Ho imparato a conviverci e non è stato tremendo. Non facile. E' diverso da come lo abbiamo visto noi, sai?
E' solo un enorme ospedale.
Mi spiace solo che sia stato l'ultimo. Non era granché.
Forse quelli del tuo mondo sono migliori.
Magari sì.
Un giorno la vita si stancherà di farci giocare a nascondino. Quel giorno saremo di nuovo assieme.
Quel giorno anche i miei occhi li vedranno tutti qui, davanti a me. Con me.
Indipendence
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