Avrei voluto essere al tuo fianco mentre guardavi fuori, con quei tuoi occhioni, che tutto cambiava. Che niente sarebbe più stato lo stesso. Avrei voluto fermare quel treno, quella macchina per non farti mai arrivare qui. Magari saresti stata più serena lì, dove tutto era più giusto...più normale. Avrei preferito conoscerti in un'altro modo, sapendoti triste solo per i ragazzi, oppure non conoscerti affatto se questo comportava vedere sempre il lato destro dei tuoi occhi spezzato, come se fosse sempre in cerca della sua scheggia mancante.
A volte mi viene da pensare che tutto questo sia colpa mia. Forse tutto quello che è successo a te è solo colpa mia. Forse era scritto che, per doverci incontrare, tu dovevi affrontare tutto quello che hai avuto la forza di reggere...da sola.
Forse se avessi abitato lì, tutto questo non sarebbe mai successo. Se qualcuno lì su sa che è per questo, allora ti chiedo scusa.
"E se un giorno le venisse in mente di rompere tutto? Di aprire l'armadio, prendere un borsone, riempirlo, poggiare la mano sulla maniglia ed uscire? Dove andrebbe? Lei è troppo fragile per girare come una vagabonda per le strade della città, del mondo. Mi avviserebbe?". Non immagini quanto questo pensiero possa spaventarmi. Non immagini quanta paura mi tengo dentro sapendo che, da qualche tempo a questa parte, schiacci sempre più verso l'oblio qualsiasi colpo tu riceva. L'oblio non è l'infinito, è solo qualcosa di cui non conosci la fine.Questo non vuol dire che non ci sia, però.
Ti prego, ti prego, ti chiedo una sola cosa. L'ultima. Sfogati.
Oggi ti ho chiesto se avevi da dirmi qualcosa e tu hai risposto:" niente di che..". Così ho preso e me ne sono andata. Tu ,però, volevi parlarmi. Cosa volevi dirmi?! Prima mi chiamavi per dirmi quella che per te era la cosa più importante. Prima non avevi mai "niente di che.." da dirmi. Prima era diverso...prima, evidentemente, io e te eravamo diverse.
Forse tutto ciò che ci è accaduto è così pesante da sopportare che non abbiamo più tempo l'una per l'altra. Forse il tempo che trovavamo prima, ora non c'è o, semplicemente, non vogliamo trovarlo. Se prima riuscivamo a parlare dovunque, ora sappiamo solo farlo quando siamo chiuse in una stanza, da sole. Forse la potenza che emanavamo prima non è più tanto forte.
Non dirmi che dico cose brutte, perchè come lo sono per te leggerle, per me sono ancora più dure da scrivere. Non amo mentire o girare intorno alla cose importanti e credo tu lo abbia imparato avendo a che fare con la mia nuca nuda.
Ci ho riflettuto a lungo e poi ci ho guardato. Non so, davvero, cosa ci sia accaduto, ma è come quando due amici finiscono il liceo e devono separarsi per le università. Così iniziano a conoscere nuove aule, nuovi professori, hanno nuovi impegni e rimane sempre un "tanto c'è...dopo".
Magari noi abbiamo quel tipo di amicizia a cui non serve sempre acqua, magari noi siamo quell'uno su un milione. Magari.
Forse non c'è più spazio per noi. Forse sono diventata così assente da me stessa da divenirlo anche con gli altri. Magari ci siamo abituate a tenerci tutto per conto nostro da dire "tanto c'è...dopo", per poi finire col non dirci più neanche quello che abbiamo mangiato.
Magari la crescita ha bussato alle nostre porte e ha fatto uscire il peggio di noi e, perdonami, se non hai più voglia di trotterellarmi tra i piedi, dovunque io sia, in qualunque momento (imbarazzante) io mi trovi.
Sono consapevole di essere cambiata. Sono consapevole di aver indurito il cuore e abbassato il livello di pazienza. Non so cosa mi possa essere accaduto. L'ultima cosa che ricordo è stata che mi sono alzata una domenica, in cui avrei dovuto compiere sedici anni, in cui ero sola a casa, in cui ha squillato il telefono: "Ceci, auguri!!"-"Grazie, zia.". L'ultima cosa che ricordo è l'eterna sensazione di incompleto. Come se fosse arrivato il momento di smettere di scherzare, il momento per il bambino più bravo a nascondersi di uscire, il momento di dire: "ok, adesso basta. Il gioco è finito. Forza uscite tutti, dai!".
Come se, per tutto quel tempo, mi fossi presa in giro, mi avessero presa in giro. Come se fosse arrivato il suo momento di smetterla di scherzare e di iniziare a comporre il mio numero di casa e farmi gli auguri. Ero così arrabbiata con lei. Perchè non si decideva a chiamarmi? Per quanto ancora voleva nascondersi?!
E' stata un'agonia terribile. E' stato come avere finalmente la situazione davanti e la situazione era che un anno fa lei era sul tuo terrazzo a ballare con te e a cercare di vedere F. senza farsi notare e ora eri solo tu, nel tuo letto ad infuriarti, perchè lei non chiamava. Perchè lei non era a casa tua, sul tuo divano ad aspettare solo che tu scendessi quelle scale, per ricordarti di lei e lasciare gli invitati su, anche solo per un momento, chè per lei sarebbe stato importante? Perché non si decideva ad arrivare?
Credimi, ho uno tzunami dentro e ora sta venendo tutto fuori.
Avrei tanto voluto parlarne con mamma, chiederle se era strano piangere e sentirsi tremendamente spaesata il giorno più bello della sua vita, dirle che mi mancava...tanto. Poi ho capito che non avrei voluto vedere la tristezza appropriarsi nuovamente di mia madre, così ho taciuto. Da quando tutto è successo è silenzio. L'ultima cosa che vorrei è farle leggere queste righe o farle vedere queste lacrime.
E' così brutta l'illusione. Quell'illusione che continua a non voler mai finire. Quell'illusione che ti fa credere che lei si farà vedere, prima o poi. Perché va bene passare il Natale, il Capodanno, la Pasqua, l'inizio della scuola, il cambiamento di mio fratello, la sparizione dalla sua stessa casa, l'estate senza di lei, ma questo...questo non avrebbe, no, non avrebbe, dovuto farmelo.
Quanto vorrei averla qui e poter piangere tra le sue braccia di qualcosa per cui non avrebbe più senso piangere. Quanto, credimi, vorrei averti qui per sentirti dire parole che non ti ho mai dato la possibilità di pronunciare. Per dirmi che va tutto bene, anche se non è così. Non immagini quanto.
Quindi scusami se sono cambiata. Ti prego, insegnami a ritornare quella di prima. Ti prego, ne ho bisogno. Dentro di me non c'è nient'altro che lei e io non riesco più a convivere con questo dolore.
Forse, però, sono successe tante cose anche a te ed è giusto che sia arrivato il momento di non aiutarsi più a vicenda, ma di pensare solo a se stessi. E' giusto, se è a questo che siamo arrivate.
A volte mi sembra che l'unica verità di cui vuoi farmi venire a conoscenza sia che hai paura di parlarmi, o, forse, non ti vanno più bene le condizioni in cui puoi farlo, o, forse, non ti vado più bene io. Non posso biasimarti. Hai già dovuto sopportarmi troppo, quindi se vuoi me ne andrò, in silenzio. Se non riesci più ad importi sul chiasso scolastico, al rumore delle linee telefoniche, ai sabati in cui avrei, di gran lunga, preferito rimanere a casa che andare ad una festa, allora io me ne andrò. Tutto ritornerà come durante i primi giorni di liceo. Chiuderò questo blog. Lo stamperò. Te ne farò una copia e, forse, un giorno lo cacceremo per raccontarlo a chi non c'era. Se vorrai non lo stamperò, non ne avrai una copia. Se vorrai, sparirà.
Questo è tutto ciò che posso offrirti ora, tutto ciò che ho e che sono. So che è poco, ma non posso far di più.
L'altro giorno, mentre eri all'interrogazione di inglese, la mente mi ha portata in una dimensione in cui tu non c'eri. Non c'eri più. Non c'era più il tuo banco. In cui portavo a tua madre da mangiare, affinché non si disturbasse a cucinare. In cui ogni notte mi sarei trovata a parlarti. In cui ogni mattina avrei sentito i tuoi piedi ostacolare il mio passo. In cui avrei dovuto sforzarmi a cancellarti e, credimi, è stato fantastico poter riaprire gli occhi e ritrovarti lì ad annaspare con l'inglese, che credi di non sapere.
Tu sei questo per me. Se una parte della mia vita a cui mi sono legata troppo. Quando qualcosa diventa parte di te, non hai bisogno di controllarla sempre, perché sai che è inutile. Lei è te, sarebbe stupido. Poi,però ci sono delle volte in cui ti accorgi che quella frazione di te è in procinto di atrofizzarsi o che è da un pò che, non sai perché, non vuole partecipare alla tua vita. Così inizi a spaventarti, a pensare che se quella parte non funziona, allora tutto il resto non funzionerà. Tu sei questo per me. Qualcosa che è mischiato a molte parti di me e completamente scisso da tutta l'altra me, anche se quell'altra me è molto più grande.
Non ti capisco quando sei arrabbiata o quando hai i tuoi momenti di totale indifferenza. Prima me ne parlavi, ora ti limiti a "fartelo passare". Se è a questo che siamo arrivate, allora va bene.
Sappi che ti vorrò bene fin quando avrò fiato per esalare l'ultimo respiro, nonostante tutto. Sappi che il "ti vorrò bene per sempre" non lo sentirai mai più uscire dalle mie labbra, perchè le persone cambiano e io non credo più al "per sempre". Credo nei conti non troppo a lungo. Credo nell'immediato futuro, per cui, se mi vorrai, ci sarò anche quando sarà il tuo momento. Quando dovrai compiere sedici anni.
Sembra passata un'infinità, ma solo un anno fa è nato questo posto. Tutto dal tuo compleanno, dagli auguri. Tutto quando molto c'era ancora. Tutto quando ancora eravamo dietro la porta del futuro.
Se me lo concederai, quel giorno sarà perfetto. Se me ne darai la possibilità, se riusciremo ancora a ricavarci del tempo, lo ricorderai per sempre. E' così tanto che ci penso. Se avrai ancora voglia di parlarmi, allora ti sentirai dire ancora "Auguri!".
indipendence
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