Ci sono nozioni che apprendi a scuola, note che ti attraversano le vene sotto la pioggia, schizzi di vernice che ti imbrattano durante un'interrogazione di Chimica, sorrisi che ti investono dopo un versamento in banca.
Tutto il resto è cicatrice.Tutto il resto è profumo, alone od odore acre. Tutto il resto- si dice sia- Esperienza.
I miei occhi si sono frantumati e ricomposti più volte di quanto era concordato nel contratto della vita a vita. Ogni volta in un frammento è scivolata un pò di polvere, una di quelle invisibili all'uomo, una di quelle che risiede nelle crepe delle strade più anguste, una di quelle che si trova nella tasca di un Babbo Natale fuori tempo. Così, dopo essersi ricomposto, ha iniziato a dolermi al punto da arrivare allo sfregamento, all'irritazione, alle lacrime. La prima, la prima lacrima è stata crescita, unione di ciò che era- il frammento di pupilla- e ciò che è-polvere- per penetrare nella pelle della guancia di ciò che sarà . E' così che mi sono spiegata la parola crescita. Quando non avevo più dizionari a disposizione o corde vocali da sfregare.
Sono grande dunque? No. Solo un'imbucata ad una festa per grandi e, si sa, di qui si va sempre via prima degli altri.
Mi sono presa dei giorni di pausa prima di ritornare qui. Non riuscivo a sopportare la neve, così mi sono rintanata in casa a mirarla scivolare giù dalla collina silenziosa, mentre tu ti affannavi a contare i fiocchi di neve.
E io osservavo, ma tu non sapevi. Tu contavi e non mi vedevi, tornavi dentro per mostrarmi con sguardo fiero quanti fiocchi avevi racchiusi tra le dita e io ti rispondevo distratta. Ti arrabbiavi. Dicevi che ormai non sarei più uscita a vedere cosa raccoglievi e io ero in silenziosa.
Avevi bisogno di sfogarti lì fuori, non di me. Almeno non al tuo fianco, non nel medesimo istante della caduta dei fiocchi. Sarei arrivata al momento giusto. Quando la rabbia aveva sciolto la fettuccina di raso rosso per lasciar cadere la maschera di tranquillità e dolcezza.
Eccomi.
Fa freddo, non trovi?
Hai mai pensato a quando saremo vecchie? Come saremo? Chi saremo? Saremo sole? Potrei accettare la solitudine ad una sola condizione, forse la più aspra. Quella di aver amato tanto, tanto. Credimi davvero tanto. Di esser stata ricambiata allo stesso modo e di esser stata lasciata come il vento porta via l'ultima foglia del suo albero bicentenario...in silenzio: non molto tempo dopo avrebbe portato via anche me, l'albero bicentenario, a cui sarebbe rimasto l'ultimo respiro per raccontare- con più gioia possibile- le avventure passate. Proprio come lei.
Sai, ho compreso una cosa durante l'ultima frammentazione dello sguardo.
Ci sono tante cose che costano. I soldi fanno la felicità? A modo mio e non sempre. Ogniqualvolta ho ricevuto un regalo non è stato l'oggetto in se a rendermi entusiasta. L'attesa. Il desiderio. Il pensiero di colui che ha trovato del tempo per me e per realizzare il mio agognato desiderio. Gli occhioni colmi di felicità. Tutto questo. Tutto questo è il regalo. Allora sì: i soldi sono un mezzo per renderti felice. Solo un mezzo, però.
Le volte in cui ho pigiato l'indice sul tuo campanello ho strisciato sullo zerbino piedi che- il più dei passi- avrebbero desiderato l'automobile, ma che- il più dei geloni- hanno optato per altre possibilità. Con questo voglio dire che tendendo le mani al riparo sopra quattro ruote sarebbe stato l'ideale, ma non così necessario in questo caso. L'importante era arrivare da te. La felicità sarebbe arrivata dopo o, il più delle volte, durante. Quale faro lampeggiante avrebbe mai deterso il panorama al punto da recare agli occhi il piacere di osservarlo dal vivo e col naso rosso? Nessuno, posso assicurartelo. Ecco perché un anziano e saggio signore disse un giorno: "l'amore sincero non costa, vale."
Io e te, ad esempio, saremo amiche per molto tempo ancora e ancora e cosa siamo costate? Un paio di tubetti contenti brillantini, una dozzina di colori e due grandi stralci di carta. Niente più.
Ora comprendi?
Sai, col tempo, il calar dei soli e il sorgere delle lune un tatuaggio mi si è cicatrizzato dentro: nessuno, niente di fa scrivere meglio dell'amore. Nel mio caso scrivere vuol dire esprimere me stessa, quindi...niente di fa esprimere te stessa meglio dell'amore. Delle rocce fredde e appuntite che si sciolgono in miele nello stomaco, degli sguardi rubati, dei sorrisi mancati, dei treni partiti, dei baci stupiti, dei maglioni troppo grandi per una sola persona, dei sospiri grandi come urli, del "noi".
Ora però fa freddo. Io rientro. Tranquilla, al sorgere del sole verrà. Verrà come non è mai venuto e sarà quello fatto apposta per te. Egli ti scoverà senza sapere neppure perché è arrivato lì, dove nulla avrà più importanza, perché i vostri sguardi saranno l'uno nell'altro , i frammenti si mescoleranno. Devi solo aver pazienza. I sorrisi più capienti sorgono sulle labbra di chi non li aveva attesi.
Ora entra, vai a dormire, chiudi gli occhi, conta fino a tre. UNO, DUE,TRE..Sogni D'Oro.
indipendence
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