martedì 9 agosto 2011

Il tempo che dimenticavo di guardare



E questo è l'ultimo.
Non ci sarò più quando lo leggerai.
Rientrerai a casa, con l'abbronzatura sulle spalle, gli occhiali che ti fasciano i capelli e la nostalgia dei ricordi, di lui forse. Chissà.
Non ci sono oggi. E' strano scrivere al futuro, è davvero strano. Mi sento potente in questo momento. Possiedo il potere del tempo.
Napoli ad Agosto è bella, non l'avevo mai vista. Ci sono tante persone, ma nessuno mai lo dice.
Vivo da sola in questa casa da quando sei partita e così mi sono seduta sul parquet e ho iniziato ad osservare il biancore delle pareti che venivano illuminate dal sole al tramonto. Ho sentito la pace.
Finalmente ho capito perchè è così importante qui. Sento la pace e ritorno in me.
Sono rimasta a guardarle per un tempo infinito e il sole sembrava non andare mai via, sembrava non abbandonarmi mai. Mi sono alzata, poi, e ho camminato lungo i corridoi e c'era silenzio, un bel silenzio. Non c'era nessuno e quel nessuno eri tu e ormai non ci sei da un bel pò, ma non mi manchi. So che tornerai.
Chissà quando. Chissà come sarai abbronzata ora e quante cose avrai visto.
Qui posso dirti solo che sono cambiate un pò di cose. Puoi passare a vedere il mio palazzo quando non hai niente da fare. Puoi sederti fuori alla porta, se vuoi.
Ho pensato di farlo anch'io, ma ci sono i cancelli.
Qui il passato procede. Procede anche bene, se posso dirlo. Oggi, ad esempio, ho declinato l'invito per un tè con il greco e le sue versioni. Di nuovo.
Stasera si chiude il sipario, riesci a crederci? Forse per te sarà più facile, perchè sei già fuori al teatro, ma io sono ancora dietro le quinte durante la sera della prima.
Sono rimasta in questa casa per tanto, tantissimo tempo e l'ho guardata altrettanto a lungo. E' così bianca, eppure ci abbiamo buttato tanto sangue e sudore, ci abbiamo riposto tante risate. Inizio a ricordare, io odio ricordare.
Di colpo mi risuonano nella mente i passi veloci e le risate e i capelli sono come bagnati da quel giorno di pioggia senza ombrelli. La cicatrice sotto il piede sta bruciando,ma la bocca si sta aprendo in un sorriso, perchè mi sono divertita quel giorno al mare. Il ricordo di Gianluca che mi abbraccia. Sì, mi sono proprio divertita quel giorno.
Ora la mia bocca si sta contorcendo al ricordo di S. che continua a farsi colare il gelato tra le mani. Mangialo!
La spalla adesso si sta lamentando per tutte le borse pesanti che le ho affidato e la mente sta cercando di mandar via i giorni di pioggia con il vocabolario pesante tra le mani.
E mi vengono sù le lacrime al solo pensare alla B. che vedendoci tutti sotto il cartellone "Auguri!" scoppia a piangere. E' stato bello vederla umana qualche volta. Davvero umana.
L'odore del miele sta asfissiando questa camera, ma non mi stanco di sentirlo...fa troppo caldo per prenderne uno? Sì e poi il miele, il mio miele, va sempre con un pò di cacao. Ecco che arriva anche il suo profumo. "Profumo di cioccolato", chissà se poi ho fatto bene a non regarartelo quel libro.
Se mi sporgo un pò vedo le ombre in una camera di due ragazze con vestiti fluttuanti e flash scattati e poi cancellati di una sera che non sapevaMO cosa fare.
Sto camminando e ora apro una porta e non c'è niente qui, solo capelli che cadono in terra e grandi sospiri.
Ne apro un'altra e qui è buio, ma sento tante urla tutte insieme e tante mani calmanti, poi silenzio e un urlo, uno solo, ma lungo. La musica di Taylor Swift.
Vedo una ragazza fuori la porta che entra ed esce e che non sa cosa fare. Forse perchè all' inizio non si era resa neppure conto di quanto avrebbe fatto male quella cosa all'altra ragazza dietro la porta. Lei entra e esce, non si ferma. Spesso non è lei che entra, ma solo la sua voce. L'altra ragazza è dietro la porta e non vuole vedere nessuno, lei non vuole stare male. Lei non accetta di star male, lei non accetta il pensiero della sua famiglia in una sala d'ospedale. Dietro la sua schiena e sotto il suo tallone sinistro stanno nascendo marchi incandescenti, ma lei non si ferma. Lei non vuole vedere. Lei non soffre, lei ascolta e dà consigli alle persone che soffrono. Le piace ascoltarle e darle consigli, forse perchè suo padre fa questo tutto il giorno.
Sta così male. Lei non sa che quei marchi rimarranno nella loro incandescenza ancora per molto. Ma la porta continua ad aprirsi e chiudersi e lei non è mai sola.  Ci sono loro. Loro che sono così diverse. Una che sa esattamente  cosa fare anche se non lo sa. L'altra che sta solo lì, ma non la fa mai sentire sola.
Quella ragazza è sempre ubriaca e ora la vedo. E' completamente fatta e ora è accasciata alla porta, con il mascara sciolto e lo smalto graffiato dai denti, ma ecco che la porta si riapre. Non riesco ancora a vedere, ma se mi avvicino... Eccoti, mi stai guardando, ma non mi vedi. E' bello avere il potere del tempo. Sono qui, anche per merito tuo..soprattuto.
La ragazza in terra è distrutta, ma l'altra la prende per il braccio e, con un sospiro le dice: "Di nuovo? Ti sei ubriacata di nuovo?!Devi smetterla!Dai, andiamo. Ti porto a fare una doccia". L'ombra in terra biascica qualcosa, ma svanisce nell'oscurità e ora vedo le due ombre che si allontano sotto il sole che va con loro verso l'interno della casa. Gli amici sono importanti, fondamentali. Questo ho imparato dal dolore. 
Questa nostra casa è così grande e non sapevo ci fosse anche un'aula. Sento un gridolino:"Buongiornoooo" e un: "L'ho lasciato, Rì. Oggi non è giornata". Ci sono tanti banchi, ma nessuno seduto al loro interno. Da lontano vedo un diario volare. Mi avvicino e adesso è su un banco e si sta macchiando di inchiostro e di parole e di sogni e di A.,A.,A.,F,F.,F., e di F.,F. 
Poverino, non sa a che esperimento inutile si sta sottoponendo.
Mi stanno arrivando alle orecchie voci e ora sto scendendo una piccola scalinata di marmo bianco. I piedi si muovono veloci, finchè delle pantofole non si presentano davanti ai miei piedi e poi scompaiono e poi ne appaiono delle altre e poi di nuovo le prime e alzo lo sguardo e vedo delle spazzole muoversi. Se faccio attenzione sento delle canzoni e altre voci sopra e in lontananza...cosa c'è lì. Due paia di occhioni e due paia di code spaurite che non reggono più lo stridulo cantare, se così può chiamarsi, di un qualsiasi sabato pomeriggio.
Lo senti? Lo stai annusando?
Coraggio, annusa meglio. Cosa senti?
Io odore di funghi e prosciutto e di melanzane e sugo e di caldo. Avvicinati, alzati e vai a sederti lì su per qualche secondo. Fallo, io ti aspetterò qui, non ricordi? Sono il passato e quello non si muove.

















Spero tu sia sprofondata su quel divano anche un pò per me.





Quante ne abbiamo passate. Quante ne sono successe. Quante non dovevano accadere e quante, invece, dovevano.
Ora, il mio ora, siete tutti via, anche G.. Non so perché mi sia venuto in mente,forse perchè mancava su queste pareti. Forse perchè lui, in realtà, c'è sempre.
Ora è notte e saranno tre o quattro ore che sono qui. Se non mi sbrigo ad andare, mamma inizierà a preoccuparsi.
Mi spiace lasciare tutto. Mi spiace lasciare queste mura che ora non sono più così bianche, ma colme di foto di tutto ciò che ci è successo. Mi spiace non poterle più accarezzare o curare. Dovranno restare sole per un pò, in attesa del presente.
Perché è questo quello che siamo ora. Sono passato per te, ora, il tuo ora, e tu sei futuro per me ora, il mio ora. Posso solo immaginare come sarai lì.
Qui sono solo io, come sempre, con i capelli arruffati, al buio nella camera di Lò a battere questi piccoli e nuovi tasti, con un vestitino giallo a cui tengo tanto e che non voglio buttare anche se troppo vecchio, con le mie solite infradito rosa e lo stomaco vuoto e senza fame alle dieci e venti di sera di un qualsiasi Martedì .
In questi cinque minuti sono solo io il mio passato, il mio presente e il mio futuro. Io e le mie parole.
Ci sono così tanti giorni tra me e te e molti vissuti assieme.
Leggi quello che sto per dirti, anche se per te, ormai, non avrà più importanza.
Fai quello che VUOI fare. Ti pentirai di alcune, di molte cose fatte e gran parte parleranno di lui. Falle lo stesso. Non so cosa tu stia facendo in questo esatto momento, ma ora che sono sola e so di non esser letta a distanza di molto tempo posso sperare. Sperare che tu sia ancora in tempo per non farti troppo male. Sperare che tu faccia e dica tutto quello che hai tenuto dentro quest' anno. Sperare che tu lo faccia davvero stavolta. Sperare che sia cambiata dall'anno scorso per cambiare anche quello che di sbagliato hai fatto prima. Sei cresciuta, lo siamo assieme. Spero solo che tu lo sia abbastanza per affrontare il suo mondo e lui in persona.
Fai quello che VUOI fare, fai tutto ciò che vuoi. Ti pentirai di alcune cose o forse no. Forse non ancora. Spero che tu abbia DECISO, spero che lo abbiate fatto insieme, che questo comporti qualcosa di serio o assolutamente nulla, spero tu abbia preso una decisione. Non preoccuparti di dopo, ci sarò io. Insieme ne parleremo e parleremo e riparleremo ancora, fino a quando le tue parole non mi sfiancheranno e ancora dopo. Così come è sempre stato, non cambierà. E' una certezza.
Non chiamarmi dopo esser tornata. Non dirmi nulla, perché non vorrò saperlo. Io non ti dirò nulla se tu non vorrai. Quando tornerò passeremo un lungo pomeriggio sedute su quel letto che ora è distante da me.

E' la fine questa. La fine del nostro ginnasio qui; la fine della nostra estate qui. L'ultimo responso che questa casa avrà, l'ultima notizia che riceverà. Quindi ciao, ciao, cara collina e casa.
Ci rivediamo a Settembre, dove scriverò fiumi di parole e starò ancora lottando contro queste stupide zanzare e dove avrò tanto altro da raccontare. Tu aspettami e mi rivedrai presto. Mio padre, quando eravamo in viaggio e non vedevo l'ora di arrivare, mi diceva:"Dormi, Cecilia, dormi così arriviamo prima" e io non ho mai capito perchè. Tu però ora riposa, cara casa. E' arrivata anche la tua vacanza. Goditi il panorama e la tua estate, lontana dalle due inquiline irrequiete che ti infestano durante l'intero anno.
Io tornerò, lei tornerà. Noi torneremo..presto, vedrai.


Io aspetto, aspetto sempre. Aspetto di partire ora e aspetto anche te, quando verrai. Ora, però, non aspetto più. Ora parto e mi scrollo di dosso questa corazza che si è formata sopra di me e quando mi rivedrai sarò diversa, almeno un pò.
Ti aspetto. Buone vacanze, Dà.












Ti voglio bene...te ne vorrò sempre.



indipendence

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