martedì 19 giugno 2012

La curva di un ricciolo

Quando ero piccola mi sentivo spesso chiedere:"Che animale vorresti essere?" e, mentre tutti rispondevano: " un delfino", io, sorridendo, sussurravo:"una stella marina". Poi un giorno mamma mi chiese il perché e io le dissi che la stella marina non si muove mai. Lei rise e pensò che la sua era una bimbetta dolce e  "pigrotta". Ciò che volevo intendere io invece era che la stella marina non si muove mai. Rimane immobile, ad osservare. Osservare il cambiamento. Immaginavo un fondale tutto blu, come i miei pastelli consumati e una piccola stella rossa come lo smalto che ora si sta consumando sulle mie unghie.
Diverse volte mi sono fermata a pensare come sarebbe stata la mia vita se in molte occasioni nessuno mi avesse notata, se io non mi fossi sentita sotto esame.
Sai, la realtà è più difficile se la vedi sempre come un esame da superare, come una scalata che non riuscirai mai a finire. Alcune volte, molto spesso, mi sento così. 
"Ma tanto tu non lo sai fare. Rassegnati che è meglio"- è questo ciò che mi dico di continuo. Come un ippopotamo in tutù tra tanti cigni, ecco come mi vedo io. So che può far ridere ed è per questo che molto spesso preferisco, semplicemente, rinunciare. 
A me piace osservare, starmene seduta un po' in disparte e guardare come le persone filano nelle loro strane vite e, se posso, appuntare qualcosa qua e là per ricordarmi come si fa.
Sin da piccola ho sempre avuto paura di molte cose: delle capriole, dei ponti di legno per bambini, degli scivoli, delle onde alte altissime. Per tutti ero- e forse ancora sono- la piccola Cecilia, quella timida e tranquilla. 
Ci sono stati giorni in cui mi sono stancata di me stessa, solo che non sapevo come fare a scrollarmela di dosso e non lo so tutt'ora. Forse, però, il problema risiede proprio nel volermi scrollare via...chissà.
Penso che se mia madre leggesse questo si farebbe catturare dalle domande e dai perché...meglio continuare a tenere questo mio mondo lontano da lei. 
"E dimmi, Cecilia, perché proprio una stella marina?"-"Non lo so, maestra. Lei è ferma."
Una bambina un po' problematica, devo ammetterlo.
Non si muove. E se non si muove allora non può sbagliare, perché chi sta fermo non va né avanti, né indietro, né a destra, né a sinistra e non lascia traccia. Non da disturbo, ecco.
Io non so perché ti stia confidando queste cose. Potrebbe sembrare un discorso già fatto in realtà, ma, credimi, non mi era mai capitato di ritrarre questo territorio con colori così accesi, di parlarne in maniera esplicita. Mi sono sempre limitata a scherzarci su' o, addirittura, ad esasperare questo lato così da farlo sembrare il meno reale possibile.
Però, sai, si sta bene dopo averne parlato...credo di non essermi mai sentita così...davvero mai.
Dovrei farlo più spesso, senza paura di poter apparire una vittima. Non mi sento tale, quindi non lo sono.
Di solito tendo a cacciare dentro gli ingredienti molli e dolciastri e, alle volte, la scorza di cioccolato fondente diventa così spessa da farmi soffocare, da non permettermi di accettare i momenti di debolezza, da non sentirmi mai in diritto, mai abbastanza meritevole di sofferenza. Magari può sembrar strano, ma ogni volta che mi son trovata a piangere per lei c'è sempre stato un momento, un lungo istante, in cui singhiozzi e lacrime sono rimasti schiacciati dentro la gola a causa del passaggio di un pensiero. Un pensiero pesante, che mi diceva che io non avrei dovuto piangere, perché non ero nessuno, nessuno all'altezza di provare tanta sofferenza. Mia madre e i suoi fratelli potevano, ma io? Io non ne avevo il diritto. Il mio compito era quello di star in silenzio e cercare di prestare una spalla su cui piangere, perché, in realtà, ero solo stata una nipote, e una nipote non conta poi tanto. Quindi perché mi stavo disperando? Con quanta presunzione ed egocentrismo mi ero presa questo posto d'onore?! 
E così via per tutte le cose. Tu non immagini cosa vortichi in questa testa difettosa.
Ed ecco la stella marina. Tutto è nato da lei. Se ne sta lì, attaccata ad una superficie ad osservare e a cercare di capire come avrebbe potuto fare meglio e come non riuscirà mai realmente a fare.

Ecco come alle volte, spesse volte, prima di far qualsiasi cosa, mi sento. 
Quando ti dico che la competizione non è affar mio, non è per un atto di superiorità, ma unicamente perché la mia prima risposta è:"non ce la faccio". Sono una stella di mare e quelle, se provi a prenderle, non si muovono; si lasciano sollevare.
 So di sbagliare, ma certe cose non si controllano.

Io sono come un ricciolo e i riccioli, si sa, son belli. Io però sono un ricciolo su una chioma appena stirata e perfettamente liscia.






indipendence

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