lunedì 29 ottobre 2012
Il piacere della forza
E sia!
Sia così, se così dev'essere.
Tu non preoccuparti: da oggi non mi vedrai più cercare un vincolo d'unione tra noi e..loro.
Mi sono stancata. Mi hanno annoiato. Sì, loro mi hanno stufato e stavolta la mia mente non sta tentando d'ingannarmi: faccio sul serio.
Che i giochi abbiano inizio e se dimenticare e andare avanti vuol dire vincere, allora stavolta voglio davvero vincere. A tutti i costi.
Oggi ho afferrato la borsa, la mente e le gambe e sono uscita. Devo dirti: mi son piaciuta e anche tanto.
Camminavo e, più lo facevo, più mi rendevo conto di quanto, in realtà, io stia sprecando il mio tempo a pensarlo.
Non credo che, una volta messe per iscritto queste bufere, la mia mente cambi precorso e demolisca quello che me l'ha fatto incontrare, è solo che da qualche giorno inizia a stancarmi il suo pensiero.
Sai, non ricordo che all'età di sei anni io mi vedessi sotterrata sotto un humus di quattro plaid a rimpiangere il passato.
Qui non c'è proprio nulla da rimproverarsi, mia cara ragazza, semmai fosse anche tuo questo problema!
L'errore che, per tutto questo lunghissimo tempo, ho creduto di aver superato, ma che, invece era ancora lì, a strattonarmi il buongiorno era - e forse ancora è- la paura di esser stata io il carnefice e lui l'innocente, indagato per l'omicidio di quest'assurda creatura deforme, quale quella che ho immaginato esser stata una sorta di nervatura di bei momenti tra noi. Ebbene, non è così.
Non è così che deve andare. Non è così che è andata e che va.
Non c'è dimensione materiale in cui sia giusto continuare a torturarsi con milioni di domande sul perché è andata così, né alcun balsamo recondito nel sognare che questo silenzio porterà, in realtà, ad un ritorno. Così ho semplicemente smesso di cercare una risposta, perché, qualora ne valesse la pena, non dovrei esser io a trovarla.
E' vero, ci sono amori che ritornano, ma quelli sono stati Amori. Io non ho avuto nulla di tutto questo. Neppure una piccola parte, per esser precise. E neanche tu, amica mia.
La fortuna ha baciato entrambe, decidendo di non farci cadere in una di quelle poltiglie melense, in cui tutto sembra fatto apposta perché tu sia felice, che poi, però, si trasforma in una fredda e putrida pozzanghera e tu scivoli con le pacche nell'acqua.
Io l'ho cacciato. Stavolta sono stata io la carnefice ed è inutile raccontarsi bugie e continuare a vedersi come una piccola bambina ferita da chissà cosa o, CHI.
Non è così che mi volevo a sei anni.
Io ho deciso di mandarlo via, perché quella che mi aveva fatto diventare non era chi dovevo e volevo essere. Non ero più pronta a far rientrare nel mio letto la costante paura di poterlo perdere, per qualsiasi sciocchezza o suo capriccio. Le mie spalle non erano più disposte a portare anche il suo carico di errori e difetti, perché stavolta non mi avrebbe fatto più credere che questi erano anche o, solo miei.
Le mie gambe avevano intrapreso così tante strade da non permettermi più di correre a casa non appena lui mi concedeva qualche briciola del suo tempo.
Ho visto com'è essere felici con lui ed è stato fantastico, solo che poi mi sono dovuta guardare allo specchio e spiegare a me stessa che era stata tutta una messa in scena e non mi è piaciuto affatto.
Credimi se ti dico che farò in modo che non mi accada mai più. Nessuno più potrà permettersi di cambiarmi o, addirittura, prendersi gioco di me. E ciononostante la debolezza o bontà- chiamala come ti pare- gli ha anche permesso di tornare una seconda volta. E' stato un EVIDENTE errore.
Quindi tu non preoccuparti, amica mia, ché non ti farò ripetere lo sbaglio.
Io, tu sono, siamo più importanti di qualunque altro.
Diciassette anni tornano una volta sola ed è quella in cui arrivano. Non voglio perderli e non accadrà.
E' arrivato il momento di prendermi quello che mi spetta dalla vita, senza più fermarsi a chiedersi o chiedere se è giusto o meno e, qualora questo voglia dire esser cattivi, allora lo sarò. Non è mia intenzione, nè spero sarà mai, ferire qualcuno durante il mio percorso. Se mi sarà d'intralcio sarà semplicemente spostato.
Tu seguimi, ché io e te abbiamo fin troppi progetti per fermarci dinanzi a negozi ormai in fallimento.
Sono stanca di lui e dovresti esserlo anche tu, perché ci hanno davvero riempito lo stomaco fino al vomito. Non nausea, vomito.
Per me è solo vomito ormai. Nient'altro e se così dev'essere, allora così sia.
Oggi sono uscita, mi sono specchiata nelle vetrine e quasi non mi riconoscevo, per quanto potevo esser diventata bella. Eppure gli altri sembravano essersene accorti prima di me. Non ho bisogno di un maschio per sentirmi protetta; non bisogno di barba e unghie corte per accoccolarmi in un abbraccio; non ho bisogno di nessuno di loro in realtà. Non per ora.
Magari un giorno verrà anche il Suo momento, ma non ora.
Ci sono limiti, oltre i quali le ombre vissute nella tua vita fino a quel momento devono solo sparire e, se non sai ancora quali sono, devi crearli, perché nessuna terra diventa forte se continuamente invasa.
Lui li ha superati ed ha avuto anche il privilegio di tornare. Non accadrà più. Per nessuno.
Quando avevo sei anni e guardavo le ragazze camminare insieme e ridere, impreziosite proprio di quegli abiti che mamma non aveva voluto comprarmi, sognavo di essere come loro.
Mi chiamo C*****, ho diciassette anni, oggi sono uscita indossando dei leggins di pelle, un giubbotto con le borchie, stivaletti bassi impellicciati, tremila anelli alle dita, solcando le strade a passo deciso e mi sono sentita "FIGA".
E' perché lo sono.
E' perché era questa la ragazza che volevo essere a sei anni: IO. Nessun altro.
indipendence
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