domenica 22 aprile 2012

un gigante dalle bretelle troppo corte

E' successo. Sì, che è successo. 
Una mattina i tuoi occhi si aprono e la vita nascosta sotto il materasso salta sulla tua faccia per gridarti:"Alzati!".
Tu, ancora barcollante, ti tiri su, ricordandoti dell'articolo letto qualche giorno prima su una rivista mentre eri in bagno:"Prima di alzarsi, sarebbe meglio sedersi e poi scendere dal letto per non sforzare i lombari". Notizia stupida.
Sono le sei e tu devi ripetere storia. Accendi la bajour sul comodino e apri il volume. La tua voce squarcia il silenzio e questo non facilita affatto le cose. Elisabetta, Maria Stuart, la Francia, i Paesi Bassi e sono già le sette e un quarto. Chiudi il libro, spegni la luce.
Poco dopo sei in bagno e ti ritrovi faccia a faccia con il tuo riflesso, che ti guarda assonnato e infastidito dalla tua irritante puntualità. Tu allora ti sforzi e gli abbozzi un sorriso: ora possiamo cominciare.
"Oggi sarà una bella giornata...oggi sarà speciale"-è questo quello che la tua mente si OSTINA a ripetersi per non ricadere nello sconforto mattutino. Lo sconforto non s'addice ai giovani, loro sono forti ed energici. Così dicono.
Ora sei pronta, vestita, nutrita e lavata. Il mondo fuori ti sta aspettando. Butta la biglia e rimani ad osservare in quale incavo della roulette quotidiana finirà. 
Esci, infili una cuffietta e declami uno dei tuoi primi Buongiorno! a chi era sotto il sole o con in mano un ombrello prima di te. Si va!
La scuola ti assale con i suoi portoni giganteschi e le sue campanelle assordanti e i professori si accorgono di non aver di meglio da fare se non interrogare. Chi chiamare? 
Indovina. Peonia-rabbia.
Ma finisce in fretta. 
Torni a casa e mentre ripercorri gli aloni strascicati dei tuoi passi mattutini ti risalgono alla mente quei giorni in cui la strada sembra non esserci, perché al tuo fianco c'era chi con te aveva calpestato la sabbia e irruvidito il mare. Stupido passato. .
Tua madre ti apre la porta e, con un sorriso carismatico, ti dice:"Ma non avevi le chiavi?". Non le avevo. Senti il rumore dei suoi passi svelti ma tranquilli e quello dei tuoi affamati ma stanchi. La cucina è così lontana alle volte.
Oggi tuo fratello non c'è, è andato a calcetto con gli amici, ma senza giocare. Oggi tuo padre non c'è, è di guardia. Oggi ci siete solo tu e lei ed è una sensazione troppo serena per far sì che si ripeta spesso. E' raro. 
Dopo pranzo vi spaparanzate sul lettone: tu con i tre plaid e un nuovo libro, lei con la sua coperta e il suo settimanale. Ridiamo e soffici nuvole di pace invisibile si posano sui nostri volti. Il suo, poco dopo, si assopisce sotto uno strato di lana blu. Tu apri il libro e cadi in un'altra dimensione. Inizia a dolerti stranamente lo stomaco. 
Pioppo bianco- tempo.
Il tempo passa e almeno oggi decidi che devi provare a dormire, così riponi quel mondo dentro le sue pagine, guardi quel bozzolo blu notte accanto a te in cui è nascosta tua madre, ti porti le coperte fin sopra la fronte e chiudi gli occhi. I crampi continuano a tirarti le budella, ma- "passeranno"- pensi. Non passano e Orfeo ti tira con se solo per mezz'ora a brevi intervalli. Il mondo si riapre con una palla di tennis che ti colpisce l'ombelico dall'interno. Tua mamma non c'è più. L'avevi ascoltata alzarsi da sotto i plaid e chiudere silenziosamente la porta della camera da letto. Eri rimasta sola. Scosti le coperte dal viso, ti volti e riprendi la storia. 
Dopo poco tua madre entra in camera con il telefono tra le mani. E' per te, è la tua serata che aspetta di essere organizzata. Ti fai coraggio e inizi a schematizzare quel brain storming che hai in testa. 
Ormai non hai più sonno, quindi ti alzi e i tuoi piedi fasciati dai calzini si ritrovano in camera. Tiri fuori quell'abito che da tanto ormai conosceva l'interno del tuo armadio, ma che non aveva mai visto l'esterno. Quella sarebbe stata l'occasione giusta. te lo lasci scivolare addosso. Cerchi le scarpe abbinate. Le trovi, erano un paio. Raggiungi la voce preoccupata di tua madre. che non sa cosa indossare per stasera e si scoccia anche di uscire:"Sempre a mangiare fuori" ripete demoralizzata, mentre si asciuga la frangetta. 
Ti accorgi di non aver le calze adatte. Dopo un minuto hai trovato la soluzione. Ti accorgi di non essere depilata. Dopo un'ora e mezza sei depilata. 
Arriva la luna, arrivano le stelle e con loro anche l'ora di prepararti. In realtà sei già vestita, occorre solo che tu ti trucchi. Quello, però, non puoi ancora farlo per via di una tua occulta tradizione, che non citerò qui per privacy. 
Alla fine siete pronte. Lavate, vestite, nutrite e truccate. Il rumore del citofono squarcia la patina di tranquillità che regnava in casa.
Prendi le chiavi, ti chiudi la porta alle spalle, ascolti il rumore delle chiavi girare e bloccare la serratura. Chissà come deve essere il mondo all'interno di una serratura.
E' fatta. Sei fuori. E' notte e sei fuori.
Entri in macchina, nella "scatoletta di tonno". 
E' successo. 
E' fatta. La strada è stata tutta tua, tutta nostra.
L'ho visto. Le gambe hanno resistito. Il cuore ha ceduto. La parola ha resistito. Il sorriso ha ceduto. 
L'ho vista. Le gambe hanno ceduto. Il cuore ha resistito. La parola ha ceduto. Il sorriso ha resistito. 
Li hai visti. E' diverso quando sai che l'altro può comprendere ciò che hai appena provato perché lo ha appena provato anche lui. E' fantastico. 
Sì, che è successo. 
Ci sei riuscita ad andare a ballare per davvero quest'anno. La tua prima serata dall'mCph del quinto. Finalmente. Finalmente la voglia di vestirsi bene. Finalmente l'euforia di trovare qualcuno dall'altra parte della balaustra. Finalmente non più corpo in pista, mente sotto il piumone. Finalmente non più accompagnatore con l'implicito e dolce obbligo di un sorriso permanente sulle labbra. 
Finalmente il suono delle tue risate, quelle vere. Finalmente i piedi indolenziti. Finalmente lui. Finalmente lo sguardo che volevo vedere  da tanto. Tantissimo. 
Più ballavo, più ti guardavo e più mi accorgevo che, se anche fosse finito il mondo in quel esatto istante, io avrei continuato a ballare e a ridere, perché non riuscivo a fermarmi. Poi qualcosa.
La hai vista saltare di fronte a te. L'avresti abbracciata se avessi potuto, avresti lasciato che quelle minuscole goccioline d'acqua saltassero giù dagli occhi. Aveva l'allegria negli occhi, in quei suoi grandi, enormi occhi luminosi. Finalmente. E più saltavi e più ti accorgevi che, dopo aver tanto cercato una foto ricordo per quei tuoi maledetti sedici anni, l'avevi trovata. Più ti muovevi, più comprendevi che lei vedeva quello che vedevi tu .Dopo tanto aver annaspato ce l'avevi fatta e solo io so quanto questo per te conti: quella era l'immagine da portare ai tuoi bambini e più ballavi più immaginavi tua figlia con i suoi grandi occhioni sorpresi nel vedere quei grandi, enormi sorrisi. Sorrisi, felicità, allegria temporanei sì, ma reali. 
Era questo quello che avevi cercato durante tutti quei mesi. 
Sedici anni vuol dire davvero saltare, lasciare che i capelli tocchino la Luna per poi riatterrare sulla tua testa, cacciare via, sfrattare con tutto il volume possibile i cattivi pensieri. Quelli che ti fanno sembrare un'adulta. 
Sedici è stato un gran bel numero ieri. Sedici e alla fine avevi perso anche di vista quel ragazzo in console. Sedici e non te ne fregava niente di nulla. Sedici e avevi visto davvero la felicità nei suoi occhi. Sedici e aveva davvero sorriso con felicità sotto quella frangetta. Sedici e sarebbe anche potuto finire il mondo, perché eri felice. Felice felice. Non avresti chiesto di meglio. Non hai chiesto di meglio. Sedici e la musica è più forte. Sedici e io e la mia migliore amica. Per sempre spero. Sedici e ancora i piedi doloranti. Sedici anni come li avrei sempre voluti. Come li cercavo da tempo, senza mai trovarli. Sedici e facciamolo ancora.


Grazie, amica mia. Grazie per avermi fatto divertire così. Sappi che non accadrà più, a meno che io non ti riveda così, perché non c'è stata felicità più grande che nell'averti vista schiacciare tutti i mostri a suon di tacchi e pailletes. Grazie perché mi hai ricordato che anch'io avevo ancora e solo sedici anni. Grazie per avermi presa per mano quando mi sono alzata da quel divanetto rosso, invece di aver lasciato che lo facessi da sola. Grazie per leggermi nel pensiero sempre e comunque. Grazie per lo sguardo ingenuo verso quel grattacielo di antica indifferenza. 
Grazie, perché già sai che lo rifaremo di nuovo. 
Prima che tu te lo aspetti. Prima che io me lo aspetti.


P.S.
Non era a te che mi riferivo quando parlavo di chi non sogna più, ma sono felice che tu ti sia sfogata. Non avrei mai potuto sbagliare così tanto: tu sogni più di me e i tuoi sono sogni grandi. Solo che  non sanno dove andare, perché la loro sveglia suona troppo presto e troppo forte, ma tu sogni. Eccome se lo fai. 
E poi non venirmi a dire che sei stanca di cadere. Sei stata proprio tu a portarmi sulla strada dei mondi fantastici, mostrandomi che, in realtà, era un bivio: si può sognare di aggiustare le cose del passato, ma si può anche sognare di costruirne di nuove. Completamente nuove, ed è questo quello che faccio io. Quello che, inconsciamente e occultamente cosciente, fai anche tu.






 "..tu continua a pensare il passato, che io mi costruisco il futuro. Bisogna pensare al futuro. Il futuro, Cecilia!"- "See, Rita. Sì"

HIT THE LIGHTS


è il ragazzo che non ti ha mai detto “mi piaci”
è la ragazza che hai lasciato andare via
è quello che hai visto quel giorno sul treno
ma ti hai avuto paura e sei andato via

è il treno che vuoi prendere per Las Vegas
cose che giuri di fare prima di morire
è la ctta che ami e che ti sta aspettando
ma sei troppo dannatemente spaventato per volare
accendi le luci
lascia che la musica ti muova
perditi stanotte
torna in vita
lascia che il momento ti prenda
perdi il controllo stanotte
E’ la volta in cui ti sei totalmente sbronzato
e stai ancora cercando di togliertelo dalla testa
è la lotta che hai avuto quando non riuscivi a prendere una decisione
è il passato che desideri cambiare
sono tutti i soldi che stai mettendo da parte
mentre la bella vita passa oltre
sono tutti i sogni che non sono mai diventati realtà
perchè sei troppo dannatemente spaventato per volare
è un pazzo pazzo mondo
ti fa voler scappare
è un mondo perfetto
quando vai fino in fondo
accendi le luci
lascia che la musica ti muova
perditi stanotte
Così lasia andare tutto
lascia andare il giorno e la notte
dal pavimento fino al soffitto
le persone brindano per te
potremmo ballare per sempre
accendi le luci
lascia che la musica ti muova
perditi stanotte
torna in vita
lascia che il momento ti prenda
perdi il controllo stanotte
è un pazzo pazzo mondo
ti fa voler scappare
è un mondo perfetto
quando vai fino in fondo
accendi le luci
lascia che la musica ti muova
perditi stanotte










Luvin'ya... for eva'
indipendence


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