Vorrei dirti che ho tempo, ma non è così. Vorrei dirti che le cose sono sempre semplici, vorrei dirlo a me stessa, ma mentirei.
Ciò che ti dirò, forse, non avrà senso, ma occorre che io scriva ora. Prova tu a sviscerare qualcosa da questo mio groviglio.
Le persone si alzano al mattino e subito i piani, i progetti e tutti quegli appuntamenti segnati ordinatamente sull'agenda saltano fuori dalla nuvola nera che hanno nella testa, mentre tutto il resto passa in secondo piano oppure passa e basta.
Scrissi un tema in terza media, in cui ciò che avevano visto i miei occhi guidava severamente le mani, che scrivevano, più o meno, questo:"...Vedo le persone passare, correre con la loro ventiquattr'ore, il loro tailleur gessato e il volto contratto dalle preoccupazioni senza curarsi del cielo blu e del sole che sorge..."
Il mondo gira così in fretta e il tempo viene come risucchiato dalle labbra di un pianeta forse troppo vicino alla Terra, più di quanto immaginassi da bambina.
Ma cosa sono io ora? Bambina? Ragazzina? Non dirmi che sono una ragazza, perché inizio a sentirmi vecchia. Nessuno ci pensa mai al momento di transizione tra un'età e un'altra , io, invece, DEVO pensarci ora.
Insomma, quando sei una bambina giochi a fare la mamma, quando appendi il grembiulino al chiodo le aspettative calano e ti ritrovi a rubare i trucchi dalle trousse per giocare la parte di quella grande, di quella che ne sa più degli altri, della ventenne che cade da un tacco cinque. Nessuno però si ferma mai un momento.
Che abbiate la ventiquattr'ore, il tailleur, un lucidalabbra troppo acceso o una bambola troppo grande, voi, donne e uomini di questa povera terra esaurita e desolata, non sostate mai e intanto i gabbiani continuano a volarvi sulla testa; le hanno provate tutte per attirare la vostra attenzione, ora si sono rassegnati ad un volo silenzioso.
Così, mentre loro volano e voi correte, non si sogna più, o meglio, i sogni, quelli colorati ed enormi ed impossibili, quelli che ti fanno spalancare gli occhi fino a sentirne il dolore, son divenuti grigi e...reali.
I sognatori sono pazzi oggi, sono quelli che un giorno dovranno crescere, quelli che ancora non hanno capito granché della vita. Perché?! Perché non ci si può più perdere in un desiderio? Perché nessuno baratta più lo smog delle parole con lo zucchero filato delle nuvole?
Siamo nati tutti sognatori, ma la crescita ti costringe a credere che chiudere gli occhi e costruire castelli di sorrisi sia sinonimo di debolezza e allora si rifugia sotto quegli ombrelli neri che usano i broker londinesi e, quando nessuno più li osserva, aprono il loro piccolo romanzo e cadono nei mondi di chi ad immaginare non ha esitato neppure per un secondo, a costo di sembrar pazzo.
Dunque stasera io mi fermo. Mi fermo e lascio che le domande mi interroghino.
Gli occhi cadono sulle mie dita ricoperte da questa patina a chiazze luccicanti. Ecco, questa è una di quelle cose che, in un giorno di routine in cui accompagni mamma a far compere, prendi tra le mani, osservi per bene, immagini già sulle tue dita- che non sono assolutamente quei salsicciotti sporchi di pennarello che la realtà ti ha concesso- per poi correre da mamma e, con tono dolce, sussurrare:"Mamma, me li compri?"- e sentirti rispondere, con tono altrettanto dolce,- "Sei ancora piccola, tesoro di mamma. Posali, dai.".
Ora son cresciuta però e mamma me li ha comprati.
Non è cambiato poi tanto, in fin dei conti.
Sapevo che se avessi iniziato a scrivere non l'averi mai finita. E' tardi, maledettamente tardi. Io non so come fanno quelle persone a darsi dei tempi per qualsiasi cosa: non so neppure quanti secondi impiego per indossare una maglia.
Più scappo, più mi sembra di avere un fiume enorme di parole da far sgorgare e allora scrivo, scrivo e scrivo ancora e la mia mente non si ferma. Lei non può fermarsi, non può più. Io non posso parlare di quello che è stato, non so neppure cos'è stato. Non so neanche se è davvero successo. Mi sembra di aver lasciato il posto ad un'attrice e di aver dormito per una settimana, per poi riprendere il telecomando, pigiare sul tasto "go back" e sorprendermi o trattenere il fiato ad ogni scena: Com'era possibile? Chi era quella? E lui? Assomiglia tanto...no, mi sbaglio.
Finirà. Certo che finirà, ma occorre tirarsi su le maniche e impastare ancora più forte. Più lavori, più dimentichi. Io non voglio dimenticare, solo allontanare per un po' il pensiero e fare ordine nella mia testa, così da riprenderlo dopo. Dopo, quando avrò tempo per sezionarlo in ogni suo più piccolo particolare, fino ad impazzire, fino a farlo mio, perché è impossibile che una cosa così bella e così apparentemente atroce possa essere accaduta ad un semplice essere umano come me. E' questo ciò che penso. Questo quello che mi vortica nel cervello ogni qualvolta arriva Quel pensiero:"Arriverà il momento per te e quando arriverà...beh, quando arriverà..".
Quando arriverà, Rì, ti chiamerò. Anzi, verrò da te, con una grande mappa bianca tra le mani. Allora sgombereremo il tavolo nel tuo salotto e la srotoleremo per bene e, per filo e per segno, ne segneremo i dettagli, ne conteremo gli sbagli, ammesso che esista un numero capace a contenerli tutti, e capirò. Poi me ne andrò e tutto sarà finito.
Dopo, però, non sono sicura che mi rivedrai presto. Dopo ,forse, partirò o, perché no, partiremo. Sì,perché il pensiero di essere stata una delle tante, una bambola di pezza senza parola né pensiero, sarà troppo ingombrante per conviverci. Tu non dissentire su questo punto. E' una mia decisione. Solo, fai la valigia e parti con me. Ovunque ci sarà richiesto di andare insieme.
Siamo arrivati ad un compromesso io e lui:
"Prenditi i miei pensieri, il mio subconscio e anche il conscio, finché te lo concedo. Non preoccuparti, verrà il tuo momento prima o poi. Arriverà l'attimo in cui capirò finalmente cosa è successo, in cui mi risveglierò da questa sorta di trauma e allora potrai sopraffarmi, ma dopo. Dopo, mio caro, resterai qui. Qui, dove tutto è iniziato e finito, e mi lascerai andare. Tu avrai la mia casa, il mio passato e io il mio presente e futuro e, al mio ritorno, non vorrò trovarti. Mi servirà spazio per qualcosa di più importante...una nuova storia da raccontare."
Per lui non c'è spazio ora, vero Rì? E' questo quello che vuole e non lo avrà. Per ora.
Non ho mai smesso, a distanza di tempo, di guardare il cielo o il sole sorgere, a costo di fermarmi un minuto prima della campanella.Siamo sognatrici noi.
Non smetterò mai di dissentire di fronte a tutti quelli che non vedono l'ora di crescere e sparire nell'universo dell'anti-sogno. Semmai dovesse arrivare quel momento posso anche accettare la prima clausola, la seconda è meglio che se la dimentichino.
Crescere non vuol dire diventare adulti, solo imparare a sognare in grande.
indipendence
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