domenica 30 settembre 2012

L'asprezza degli aranci acerbi



E' finita.
E' finita e basta. 
Quanti discorsi potrei iniziare solo con questa frase. Quante porte potrei riaprire solo con un "è finita". Quante vorrei riaprine. Senza farlo davvero. Quante vorrei chiuderne. Senza farlo davvero. 
Sono entrate così poche persone in quest'antro, eppure alcune erano travestite da Folla. Mi hanno sconvolta, delusa, mentito, bruciato. Sì, mi hanno bruciato. Tante, troppe volte, ma è come se non bastasse mai. 

Certi dolori non avranno mai questo nome. Neppure certi amori.

Vi guardo, vi ascolto parlare delle vostre fantastiche storie, vi aiuto a piantare i cartelli con su scritto "VENDESI" e vi osservo sradicarli ogni volta. Ogni volta mi sento così stupida. Ogni volta mi sento così cretina. So che può sembrare assurdo o banale, ma, credimi, fa male.
Più male di quanto davvero riuscissi ad immaginare o anche solo a temere. 
I principi mancati, quelli che continuate a tirare dentro le vostre vite, per poi vomitarli fuori, li avevano terminati quando sono andata in negozio. Mi hanno appioppato un cavaliere senza testa. Uno di quelli tutti neri e decisamente poco adatti ad una bimba con le treccine e il lecca-lecca alla fragola.
Tu davvero non puoi comprendere quanto sia oscenamente doloroso non poter tirare via quel cartello. Non sai cosa voglia dire non avere la possibilità di sbagliare ancora. Non puoi immaginare quanto, alle volte, avrei voluto pronunciare quella frase al posto tuo:"Immagina se lo incontro". 
Non avrei risposto delle mie azioni.
Il tuo è un amore deluso, una luce fioca quando avevi bisogno di un incendio, ma pur sempre qualcosa. Potrai correre da lui una mattina qualsiasi e picchiarlo, o ucciderlo magari. Guardarlo negli occhi. Respirare la sua stessa aria se ne hai voglia.
Quante volte mi sono sentita una stupida per essermi preclusa tutto questo. 
Quando ieri mi hai chiesto cosa avrei fatto se lo avessi rivisto, per un interminabile attimo il mondo si è fermato, lo stomaco contratto, il cuore balzato in gola, il sangue frizionato le orecchie. Credimi, avrei davvero voluto girarmi e far uscire dalle mie labbra parole rabbiose ed intrise d'odio, ma il solo pensiero è stato come un'ondata d'acqua dolce al tramonto.
Se ci fosse stata la possibilità l'avrei già sfruttata. Se solo avessi saputo di poterlo incontrare, le mie orecchie si sarebbero ovattate e i miei occhi non avrebbero visto più nessuno, perché l'unica cosa che importava era rivederlo.
Tu non sai quanto io lo stia odiando. Ha sprecato tanti di quei giorni a mentirmi, che ora non so neppure se quello che ho visto era davvero una persona reale. Mi ha usata, trattata come si usa fare con un fazzoletto di stoffa: lo usi fin quando non ti sembra eccessivamente usurato dal tempo e poi lo butti. Lo odio. Avrei voluto non avesse mai fatto capolino nella mia vita. Avrei voluto non conoscerlo mai. Non fatico a dire ciò: è tutto ciò che mi resta di lui.
Mi ha fatto questo e non pensavo neppure di parlarne, ma mi porto questo peso dentro da troppi giorni ormai ed è inutile negarlo. 
Non riesco a fare nulla, o, almeno, non bene come vorrei. Mia madre dice che sono spenta, che qualcosa è cambiato e si affanna a cercare di svelare l'arcano. Lo odio, perché lui non è come io vorrei, perché lui non mi è mai andato bene, perché lui non è per me, perché lui non ci tiene a me, perché io sono così diversa da lui, perché lui non sarebbe in grado di capire una sola parola di quello che ho scritto. 
Ma ormai mi conosco, sono sempre la stessa cretina che si lascia ammaliare dagli antagonisti della favola. Ero tornata e lui era rimasto in Inghilterra, poi..
Ha sempre avuto quella fottutissima capacità di captare la giusta frequenza e riapparire, mettendo sottosopra il palcoscenico. 
E mi ha sconvolta, ma stavolta pensavo fosse arrivato il tempo della rivincita e gli ho sputato addosso tutto il veleno con cui aveva cercato di affogarmi e sembrava funzionare. Non avevo bisogno di lui. No, non ne avevo e non ne ho neanche ora, è solo che ora mi manca. 
Quanto mi manca sapere dov'è, cosa fa. Mi manca litigare con lui e convincermi sempre più che devo lasciarlo andare, che devo chiudere al più presto questa saracinesca, ma non posso.
Così vi osservo, vi guardo, vi ascolto struggervi per quei fantasmi che continuano ad infestare le vostre strade e immagino come sarebbe provare quella medesima ansia, poter rischiare di fare un passo indietro e abbracciarlo e picchiarlo e piangergli addosso e urlargli che lo odio, che questo sentimento è l'unica cosa sincera che ancora provo per lui. 
Ci sono mani di poker che possono renderti milionario oppure mandarti a morte e, in quella con lui, ho dimenticato di bluffare. Fai un po' tu. 
Non credevo potesse occupare un posto nella mia vita tale da farmi del male, ma- a quanto pare- mi sbagliavo e questo è ciò che più mi fa infuriare.
Non c'è una soluzione a questo problema, non c'è un "ma" o un "però posso anche...". Questo non era un comune bivio, come i vostri. Il mio era un vicolo cieco buio e io ho deciso di andare avanti per arrivare alla luce, solo che poi hanno piazzato le transenne all'inizio della strada e quando ho iniziato ad aver voglia di tornare indietro non ho più potuto. Avevo scelto ormai. 
Non ci rivedremo mai più. Era un per sempre e qualcosa dentro di me lo ha compreso nell'istante esatto in cui mi ha scritto un semplice "ciao". Era un addio. Lui, però, non sarebbe andato in guerra col suo cavallo bianco, aveva solo visto un'altra fanciulla. E io ora sono qui a cercare quell'orribile pupazzo difettoso invano. Perché lui non tornerà. Mai. Perché lo ho perso per sempre, ma non posso farci più nulla. Devo solo costringere la mia mente a realizzare che ogniqualvolta suonerà il citofono, squillerà il telefono, si aprirà la porta della classe non ci sarà lui all'altra estremità della mia vita. 
Era un'addio quello ed era l'unica volta in cui non avrei voluto darlo.
E' finita. Finita e basta.

indipendence

mercoledì 19 settembre 2012

una reticella di rose

ci sono realtà che vorremmo cambiare altre invece che vorremmo sempre vicino, altre che non durano o durano troppo poco e poi ci sono quelle cose che non guardi mai con troppo attenzione, che non ti accorgi di avere o quelle che vorresti solo lasciare scivolare fra le dita dei piedi come la sabbia.
E' sempre stato così per me, importante, fondamentale, sentirmi amata, abbracciata e non sai la rabbia dentro di me che cresceva  quando ho solo rivisto una conversazione in  cui io e lui dovevamo parlare... ero come impazzita, avevo sotterrato tutto anzi credevo di averlo veramente messo da parte, tutto, tutto ciò che riguardava lui era come dire semplicemente passato, scordato, e poi boom tutto sopra ancora e per un attimo ho veramente perso il controllo, l'ho fatto a pezzi con la mente e credimi se ti dico che lui era tanti pezzettini di carta, minuscoli, frantumi della mia vita, tante fettine rese inutili lui era così piccolo credimi che neanche il microscopio lo avrebbe potuto vedere.... eppure io cazzo penso ad un altro che non merita neanche lontanamente di essere nominato perchè parliamoci chiaro è uno stronzo ma è un bono, a cui è già stato dedicato un posto... lo bacerò, la prossima volta lo faccio e vuoi sapere il perchè?
perchè voglio levarmi il sapore e il profumo di A. dalla mia pelle. Ormai è un tatuaggio, una reticella di rose,  e non sai quanto sia difficile levarmelo, è sotto la mia pelle ma sta funzionando .. credo che sabato scorso io mi sia sentita grande, amata, desiderata, potente, figa e libera da lui... 
mi si contorce lo stomaco ancora per le risate e il divertimento e credimi se ti dico che ho passato un sabato da ricordare....ora basta ora non ci ripenserò sopra, ci voglio uscire e subito!!! ora è mio !!
R.

P.S. io non mi annoio mai, qualsiasi cosa tu dica e preferisco vederti parlare che in silenzio..........


lunedì 17 settembre 2012

Il tempo della determinazione



Com'è la vita quando smetti di pensarti come una protagonista di un film? Com'è quando inizi a vedere i ghiacciai della realtà e abbandoni le nuvole dei sogni?
Mi guardo allo specchio oggi e sono diversa. Lo sono davvero, credimi. E' come se...non so se ho davvero il coraggio di dirlo, perché è un vocabolo che davvero, non ti sto mentendo, non mi ha mai entusiasmata. Ma è come se stessi crescendo.
Mi sento una seconda. Una seconda me, come un serpente appena dopo la muta, quando ascolta scrollarsi di dosso la vecchia pelle pesante e, a poco a poco, dimentica.
D'un tratto tutto cambia e, credimi, se ti dico che vedo il mondo ruotare attorno a me. Mentre cammino, respiro, sorrido, ti parlo penso a quanto mi sono persa in questi anni e non sai quanto tutto ciò mi terrorizzi.
Quando ho varcato per l'ennesima volta la soglia di quel mondo e ho rivisto quegli stessi volti che poco più di tre anni fa sono diventati parte integrante della mia esistenza, mi sono accorta che, in realtà, i ragazzi che avevo lasciato qualche mese prima ora erano.....uomini, donne. Sono cresciuti, sono adulti o, almeno, si comportano quasi come se lo fossero.
E se fosse così che accade? E se accadesse tutto in una notte? E se ci fosse un uomo o che so io, che,durante l'ultima notte d'estate, fa capolino nelle stanze di tutti i fanciulli, per trasformarli con un sortilegio, che odora di fragole e rugiada e assomiglia ai sogni, in quelle strane ombre dai comportamenti contenuti e dai sorrisi sempre corretti? E se fosse lui a trasformare tutti in grandi, cosicché poi al mattino sei così stanco e concentrato sul nuovo inizio da dimenticare di guardarti allo specchio per più di due minuti?
No, perché, sai, siam tutti così maturi ormai.
Siamo davvero noi i grandi adesso? Io non voglio crescere. Per piacere, non fatemi crescere!
Non ho mai avuto questo desiderio. Non ho mai voluto tutte quelle frasi colme di parole pesanti e futili, come:"Ho bisogno di più libertà!", o, "Quando sarò fuori di qui..", o ancora, "Tu aspetta che io compia diciotto anni e vedrai".
Può essere che sia un difetto di fabbrica, ma io ci stavo comoda in quei grembiulini rosa a quadretti e le treccine non mi stavano poi male.
Non so, ho sempre guardato i diciassettenni come una sorta di "alieni", come qualcuno che, tranquilla, tu non diventerai mai e ora, PUFF!, sei già una di loro. Non ricordo di aver fornito alcuna firma al contratto di crescita, per cui non vedo con quale diritto o autorizzazione qui mi stiano facendo diventare sempre più simile agli attori di Beautiful.
Che cosa n'è stato "dell'inizio dell'adolescenza"? Tutti non facevano altro che parlarne: "E' un passaggio difficile per il bambino...sentirà forti cambiamenti dentro di sé...sarà un'età difficile, ma anche piena di avventure". E' davvero tutto qui?
...devo essermi persa le avventure. Evidentemente, ero a letto quel pomeriggio...
Un anno e, se tutto dovesse andare secondo i programmi dei piani alti, siamo quella parola fredda e complicata da dire: un anno e siamo adulte.
Forse perché la crescita, da quando sono diventata un soggetto dell'annuario di quest'istituto, io l'ho sentita a suon di bastonate sulla nuca, a schiocco di cerniere di bare, ma l'unica cosa che posso dire fin ora è:
<<Questo blog ne è una delle più esaurienti testimonianze, perché tante cose sono successe. Tante cose inutili da spiegare,molte simili a quei film adolescenziali con attori Disney. Tanti capelli volati nel vento e poi sbattuti contro giubbotti di persone che volevamo abbracciare a tutti i costi e troppe sere passate a raccontarlo. E' vero, ne son passate di maree sotto i ponti e, alle volte, i letti son diventati dighe. Ma è come se, dopo tutto questo, non avessi fatto altro che dormire, per tutto il tempo. Insomma, è ovvio che stiamo parlando di 17 anni e non di 50, ma è come se non mi bastasse. E' come se ci volessero altri anni di liceo, altri anni di cazzate, perché - chiariamoci- noi di cazzate ne abbiamo fatte ben poche. >>
Sai, Rì, ora che mi volto indietro ciò che, per primi, mi tornano alla mente sono i momenti difficili, le lacrime, la bocca serrata e i denti così stretti. Credimi, Rì, così stretti da non dormirci la notte, per obbligarti ad esser forte davanti a chi non riusciva ad esserlo per te.
Ci sono momenti in cui vorrei che quel giorno non fosse mai tramontato, perché ho paura di dimenticare, ho paura di aver dimenticato. Ho paura che, allontanando il dolore, allontani anche tutto quello che avevo conservato di lei. Tutti i momenti, tutte le sue parole che sapevano sempre comporre una frase perfetta al momento perfetto.
Lo so, ormai lo so, che lei è qui con me e che non devo piangere, perché lei non avrebbe voluto questo, ma è difficile. E' difficile, perché al dolore non importa nulla di quello che avrebbe voluto lei, perché io non lo saprò mai quello che lei avrebbe realmente desiderato...sai com'è, non c'è più.
Alle volte mi sforzo di sentirmela parlare nella testa, per paura di dimenticare il suono della sua voce e ci sono state sere in cui ho ho stretto tra le mani l'unico video che ho fatto con lei, durante un fottutissimo giorno qualunque.
La vita è come un videogioco: più avanzi di livello, maggiore è il numero di insidie da superare e quando è arrivato il suo, di ostacolo, sembrava stesse per apparire la scritta "GAME OVER" e magari sarebbe stato molto più facile lasciarsi inghiottire da tutto quello schifo che è stata la sua morte. Ancora, di tanto in tanto, mi chiedo perché non ho lasciato che andasse così, senza trovare risposta.
Lei era una delle persone a cui tenevo di più al mondo, era una delle prove più grandi di amore che ero riuscita a dare e se n'è andata. Per tutti.
 E allora ho dovuto trovare un bastone, in assoluto silenzio, per riparare alla mia mancanza d'appoggio. E ho dovuto diradare la ragnatela di nebbia che mi stava soffocando. E sono dovuta entrare in quella chiesa quel giorno e sentire le mie gambe andare nuovamente in frantumi, mentre vedevo quel rettangolo marrone. E  sono dovuta rimanere ferma e forzarmi a non alzarmi e andare lì ad aprire quel contenitore per uccelli e far vedere a tutti che, in realtà, lei non era lì, che quella cosa era vuota, che lei era a casa e che era tutto uno scherzo. E ho dovuto stringere a me una bimba di solo cinque anni per non farle vedere che una macchina si portava via una delle persone più care. E non ho saputo che dire quando mi ha chiesto dov'era andata la nonna. E ho dovuto capire che il coma non è un'invenzione cinematografica. E ho dovuto abituarmi a vivere, di nuovo e ancora e senza di lei. E ho dovuto capire che quella, e solo quella, sarebbe stata la mia porzione di crescita. 
Lo avevano deciso da tempo, capisci? Avevano deciso che in uno dei momenti più difficili della mia vita dovevano togliermela. Che senso aveva, allora, illudersi che mi avrebbe vista diplomata e poi laureata e sposata, come sognavo io?!Che senso ha avuto farla restare solo per l'inizio della mia adolescenza?!
Ha devastato tutti e tutto. Si è portata via tutto e questo non so se potrò mai perdonarglielo, a chiunque dovrei perdonarlo. E qui giù cosa è rimasto? Foto? Video? Ricordi?! 
Mi spieghi, tu, i ricordi a cosa servono se poi non puoi confrontarli con la realtà e sorridere?
Ci sono momenti in cui sembra di esser divenuta pazza; sembra che lei non sia neppure mai esistita e stata, invece, solo un'assurda fantasia, eppure il mio cervello è intriso di chiodi, che battono per far scoppiare i ricordi come una granata. 
Non sai quanto mi manchi e quanto la mia vita sia cambiata dopo che lei è scomparsa. Davvero, Rì, è stato letteralmente come sentire il terreno franare sotto i piedi e non avere più altre terre dove rifugiarsi. E' stato come uno tsunami, che divora tutto. 
Tutto e poi più niente.
Felicità e poi dolore.
Luce e poi buio. Pesto.
Calore e poi ghiaccio.
Disinfettante e poi sangue.
Amore e poi odio.
Vita e poi morte.
Lei e poi più niente. Fine.
Ero piccola e poi mi sono dovuta dire che dovevo crescere; che non sarebbe arrivato più nessuno a rimboccarmi le copertine, a restare a parlare fino a tardi con me fuori ad un terrazzino in piena estate, a chiedermi quello che non avevo il coraggio di dirle, a sorridermi nel modo di cui avevo bisogno, senza neppure saperlo, ad abbracciarmi forte forte, a farmi spazio nella sua poltrona, anche se ormai stavamo strette.
E ora? Ora cosa mi rimane di tutto questo?! Solo ricordi...
 Ho bisogno di sentire le sue risposte, capisci? Cavolo, quanto è bianco questo foglio ora...
 E' stata come una madre per me, come un padre, anche se i miei sono sempre stati fantastici. E' stata il tutto a cui non avrei mai immaginato di rinunciare. Il mio punto di riferimento, il numero a cui chiamare se scoppiava la bufera, l'ultimo abbraccio caldo e VERO che ho avuto, la voce più sicura, lo sguardo che aveva sempre un posto.
E' stata la mia migliore amica, è stata anche questo per me.
E non ci sono parole per spiegare tutto questo.
Sono dovuti crescere tutti. Sai, prima che tutto accadesse, negli occhi del fratello di mia madre c'era come una scheggia ballerina, uno di quegli sprazzi che lo rendevano sempre allegro, sempre piccolo. 
E' stata così dura rendersi conto che non scherza più come prima, che ora anche lui è stato obbligato a diventare un vero adulto. 
Non so neppure come sono finita a parlare di lei. Scusami. Ancora mi capita e non credevo...
Scusa e basta. So che non vuoi sentire altro...è abbastanza. 

Indipendence
oggi è il tuo compleanno.... e io lo avevo dimenticato, me lo ha ricordato una mia amica e io me lo ero dimenticato.... al momento mi ha assalito un rimorso enorme, un po' mi sentivo in colpa, insomma me lo ricordo da sempre e scordarmelo per me è assurdo, ma è successo e non era nei programmi e cosa ancora più strana subito dopo ho pensato di avercela fatta...
ti ho reso così piccolo? veramente io l'ho fatto? non lo so ma per ora abbraccio colui che mi si getta tra le braccia con tanta ansia,colui che tu hai definito "carino, ma niente di che", allora non è un tentativo di rimpiazzo, perchè lui non è niente per me ma è qualcuno che non sei tu e per me ora basta... qualcuno che non sia tu con il tuo egoismo, egocentrismo insomma con il tuo EGO all'ennesima potenza e non riesco nemmeno più a scrivere su di te perchè non ho niente da dire... non mi viene niente ma non perchè delusa, arrabbiata e come de dovessi scrivere di un compagno di classe di cui non me ne importa e che non conosco bene ... tu cosa scriveresti ?

questa è l'unica lettere che al momento di scriverei

Caro Antonio, 
addio 
baci
R.

sabato 15 settembre 2012

un baule, un piatto e una porta possono rendere un addio?




Non mi importa con chi sei, con chi stai è troppo per me ... io no riesco a concepire una persona che ama come ami tu, perchè questo non è amore...non dirmi che è amore io non ci credo, io non lo chiamerei mai così...allora forse è questo il problema abbiamo due modi diversi di amare, io dono tutto ma pretendo che l'altro facci altrettanto e tu non lo sai fare.. e nonostante i mille addii, alcune volte le parole non bastano, non sono dispiaciuta, triste, infuriata come prima, non sono delusa, non innamorata come prima,non so cosa sono ma qualunque cosa sia non sono tua, non più e mentre una risata isterica mi prude in gola, mi conforta saper che tu non ci sei, per una volta mi conforta sapere che il 13 settembre non verrai da me, per una volta tu sai quanto tempo ti resta, e mi sale un sorrisetto ironico perchè non c'è niente di più bello di vederti lì, lontano da me con la consapevolezza che non tornerai.....
ti prego non farlo, non tornare da me, non ora, non adesso, mai... non tornare per dirmi bugie, non tornare per dirmi la verità, non tornare e basta perchè non mi basterebbe e dovrei dire parole  che non ho sinceramente per te, per qualcuno che potrei guardare mille volte con gli stessi occhi, i miei,  e non vedere i suoi, perchè non so tu chi sia, o quale sia stato il tuo gioco, ma non tornare, non farlo, fallo per me, per una volta voltati e non guardare indietro, non basterebbe nulla, mi faresti sprecare frasi per qualcuno che forse un giorno le meriterà di più di te e quel qualcuno amore non sei tu....
non tornare perchè credimi non saprei come farti restare, se vuoi tornare, fallo  ma troverai una porta nera  con uan maniglia dorata e tanti piccoli luccichii che riconoscerai come diamanti, quella porta però avrà una chiave, una chiave con sopra una grande etichetta per ricordarmi le persone a cui devo aprirla... cuore... e per quanto tu ora possa vederla solo nera, un giorno tornerà a essere forte e rosso vivo, acceso perchè è in quel colore che mi riconosco... nonostante ora non faccia che vestirmi di nero, ho la speranza che il rosso tornerà un giorno e non solo sulle unghie delle mie dita, un giorno tornerà..... è per questo che è inutile bussare ora, perchè hai fatto il mio cuore talmente a pezzi che non ha la forza di aprirti , lui proprio non ce la fa e tu non puoi pretendere tanto, solo per questo, solo perchè spera un giorno di poter brillare non solo su una maniglia...
e sai perchè la maniglia non smetterà mai di farlo e non smette neanche ora? perchè quella maniglia sono io... sarò io a tenere in vita il mio cuore, io a dargli forza, io ad alimentarlo, io che, invece di fare come programmato cioè curarlo in due, lo farò da sola e sarà un ottimo lavoro. è tardi per i tuoi ritorni ad effetto, è tardi per qualsiasi cosa ora, fra qualche giorno o anno ... tu mi hai reso persa e io mi sto lucidando da sola una porta enorme con un fazzolettino e senza un prodotto che mi aiuti... hai idea di quanto sia stancante? hai la minima idea quanto io mi senta stanca? non devi tornare perchè anche se lo farai la porta tornerà nera dove ho pulito e dovrò ripulire, lasciandoti fuori, avrai solo sporcato alluingando la mia fatica ma non migliorando la situazione.... forse ora rendo l'idea di perchè sarà inutile il tuo ritorno, perchè ci sarà perchè sei indeciso, perchè non sai dove andare e perchè sinceramente non lo so neanche io. ma ovunque sia il mio posto del mondo, in qualsiasi facoltà. io  non sarò vicino a te quando piangerai, non ci sarò mai più, io non posso è più forte di me ... 
mi hai reso la persona alla quale chiedere consiglio ma a non quella a cui darli, mi hai reso la persona sulla quale piangere ma non farla piangere, mi hai reso quel 20% delle persone che ti capiscono ma tu non mi hai capita, mi hai reso costante per te ma tu non per me, mi hai reso grande nonostante l'età ma tu non sei cresciuto, mi hai reso tua ma tu non mio, mi hai reso l'unica che ti vuole bene ma tu non me ne vuoi, mi hai reso così diversa ma tu non lo sei, mi hai reso la persona con la quale trascorrere la vita ma tu non lo faresti con me, mi hai reso indietro ogni mio gesto, azione, pensiero per vedermelo spiattellato bello bello in faccia con forza, rabbia che pensavo non ti appartenessero, ma  sai una cosa? Alla fine di tutta questa storia sono anche io la colpevole? Sono io quella che ha sbagliato? Non ho parole veditela tu, il tuo egocentrismo è snervante, come ogni aspetto del tuo carattere che avevi genialmente ed abilmente nascosto. 
Eri come un baule per me, tutto lucido, perfetto, pulito, uno di quei bauli che fanno effetto ai piedi del letto, perfetto da fuori, ma con un lucchetto. 
allora vuoi aprirlo, sei curioso di sapere cosa c'è dentro e cerchi la chiave così a lungo, sotto il divano, sotto il letto, nei cassetti, negli armadi e  poi una grande domanda di assale e se semplicemente gli chiedessi dove ha messo la chiave? e così è, chiedi e ti aspetti una risposta ma non arriva e allora continui ad aspettare, quando poi segretamente ti porgono una chiave e tu pensi di aprirlo sembra la cosa giusta da fare, allora liberi il baule da tutte le cose posate negli anni , ti sporchi perchè è pieno di polvere, ti graffi le mani perchè ci sono schegge di legno ma tu continui cercando di scoprire, trovare, poi ti allontani per lavarti e  disinfettarti le mani ma quando torni la chiave è scomparsa. Allora non ti abbatti e ricominci con le mani fasciate a cercare, senti dolore ma continui a farti del male perchè la curiosità è troppo forte e quando poi ritrovi la chiave, pulisci solo un poco perchè ormai il grosso è fatto, così speranzosa con gli occhi sognanti e trepidanti apri e ....
è vuoto... solo un mucchio di polvere ma niente.
sei deluso ma speri che un giorno si riempirà così incominci a farlo tu e poi ti rendi conto dopo 2 anni che ogni tentativo è inutile e a quel punto diventa giusto chiuderlo, riprenderti ciò che era tuo e  andartene con la tua delusione, con le mani fasciate, il cuore a pezzi, la stanchezza di una ricerca durata anni e la consapevolezza che oramai non puoi più voltarti indietro perchè una porta nera si è staccata dai battenti e ti è caduta addosso.

le tue scuse non bastano... quando butti un piatto a terra e si rompe, tu vai e gli chiedi scusa.... ma il piatto è tornato come prima? intero? il piatto ormai è rotto in mille pezzi, è per questo che non mi basterebbero neanche le tue scuse perchè ci sono troppi pezzi andati persi durante l'impatto, li ho persi tutti e ora è tardi...semplicemente tardi 
Sembra che manchi solo una frase per completare queste parole 

THE END


R.

giovedì 13 settembre 2012

La compattezza degli addii

Stranamente tocca sempre a me questo rito. Ogni volta che qualcosa finisce e tocca imboccare una nuova strada, tocca a me annunciarlo. E questo, stranamente, mi va bene. No, anzi, mi piace. Sì, credo mi piaccia abbastanza.
E' Settembre e domani non saremo più niente, di nuovo. 
Sono così stanca di ricominciare. Sono così stanca di sapere che cambierò di nuovo. Sono stanca di abbandonare questi giorni, questi mondi...perché tutto andrà perso. E' sempre lo stesso copione. E' l'estate e odio doverlo dire, ma è così e uno deve abituarsi e basta. 
Ho sempre visto l'abitudine come quella patina appiccicaticcia che ti si incolla addosso durante le giornate afose e grigie e tu non puoi fare niente per togliertela di dosso, se non aspettare di tornare a casa e buttarti sotto una doccia. Credo sia triste l'abitudine e terribilmente adulta. Sì, credo sia una cosa per grandi l'abitudine. Tutto quel sotteso desiderio di accasciarsi in un angolo e lasciarsi scivolare gli eventi giù dalle spalle e lungo lo stomaco, fino ad arrivare sotto le suole.
Non penso mi apparterrà mai questa sensazione, anche se dovessi rimpiangerla una vita intera. Io non sono fatta per le giornate uguali o per le conversazioni vuote e pacate e non mi adeguerò mai.
Ad ogni modo, oggi è tredici Settembre duemiladodici e, sì, volevo scriverlo per intero, cosicché sembri meno feroce. 
Domani si cresce. Si cresce sempre a quest'età, così ho sentito..
Domani sarà davvero un altro giorno. Ci sono periodi in cui le giornate assumono le sembianze di gemelli omozigoti e non fa alcuna differenza che tu apra gli occhi un Lunedì mattina o un infili un vestitino di seta rosso un Sabato sera, perché dentro di te regna la famigerata "pace dei sensi". E poi ci sono giorni come questi, in cui ogni passo sembra quello decisivo, ogni respiro l'ultimo, ogni sorriso quello che domani non ci sarà, ogni parola quella da urlare a squarciagola prima che...
E' arrivato il momento di riprendere le redini di questo enorme giogo, di sentire il cuoio avvolgere le dita, impostare il collo e lo sguardo su modalità "Sempre Avanti" e dare un grande urlo perché la battaglia inizi. 
E' arrivato il momento di lanciare le cianfrusaglie giù da un maestoso burrone per non ritrovarsele più tra i piedi; il momento di gettare via le persone inutili, perché è questo che dobbiamo fare o, nel nostro caso, che avremmo dovuto fare tempo addietro. 
Perché loro puzzano, emettono sgradevoli odori non si sa neppure da dove, sono sempre sprovvisti  della risposta che cerchiamo, sono egocentrici, egoisiti, disordinati, megalomani, assurdi, IMMATURI, difettosi, piccoli d'animo, avidi di cuore, ristretti nei sentimenti, provocatori di effetti collaterali inimmaginabili, INFERIORI sempre e comunque e, nel caso in cui tu ti stia chiedendo se c'è un "ma" a chiusura di questa carta d'identità, sappi che l'unica congiunzione che troverai sarà una minuscola, ma imponente "e"...e noi, o almeno io, non ho bisogno di loro per ora, perché ora ho voglia d'altro.
Quindi ho preparato una grande lista durante questa settimana e ci ho segnato su' tutto ciò che di superfluo si era accumulato o che io avevo ripreso tra le mani e cercato di piazzare nuovamente da qualche parte nella mia camera e nella mia vita e ho deciso di buttarlo via. 
Da domani riaprirò le finestre e rivedrò il sole di nuovo, anche se dovesse piovere a dirotto. E stavolta lo vedrò per davvero, perché sono serena, perché tra poco compirò diciassette anni e sì, mi andava di scriverlo per intero, così sembra più importante. I diciassette anni di cui tutti parlano, quelli dei film, quelli in cui non tutto ti va bene, ma dove c'è SEMPRE un lieto fine...uno di quelli veri.
Domani io cresco e cresco da sola e rido da sola e vado avanti da sola e non fitto più la mia mente a nessun coinquilino, per poi non ricevere mai il mensile e DA domani io mi prendo una pausa da tutte quelle figure strane con le mani viscide e gli occhi languidi.
Domani è un'altro giorno. Domani inizia una nuova storia. Riesci a sentirlo il formicolio nelle mani dovuto alla sensazione di oblio che ci aspetta dietro le nostre porte, perché manca poco. Così poco, Rì! Ho pregato tanto perché quel giorno fosse rimandato il più possibile, ma ormai è qui. 
Domani un enorme tzunami ci inonderà e credo che mi lascerò trascinare e magari berrò tanta acqua quest'anno, ma so che tutto questo- in fin dei conti- non farà altro che portarmi di nuovo qui: davanti a questo schermo, dopo un'ennesima estate e non è poi così male, no?
Buona vita, amica mia.
 La mia mano sarà sempre tesa per te, nel caso tu voglia aggrapparti a qualcuno durante la risacca.
In bocca al lupo e buona fortuna.
Tua


Indipendence

giovedì 6 settembre 2012

addio amore mio...

                                                   


Caro Antonio,
hai mentito una volta, la seconda e io ti ho semplicemente guardato mentre lo facevi e non potevo evitarlo perchè tu mi hai mentito e non c'è prova più vera, più incontestabile, non c'è alibi migliore di ... non c'è più posto per te o per noi.. forse non c'è mai stato, forse c'era ma ora c'è solo un buco, il buco di quel posto che un tempo era nostro. 
l'amore non è come me  lo hai fatto conoscere tu, non ci dovrebbe essere odio, non ci dovrebbero essere tutte queste lacrime, io dovrei alzarmi con un sorriso a 32 denti e saperti qui, accanto a me. Eppure no, noi non siamo così. Ti amo e lo sai, maledettamente lo sai e questo ti rende forte, potente, e rende me debole, incapace di gestire qualsiasi cosa... ma oggi tu mi hai costretto a dirti addio e purtroppo è inutile che io guardi questa partita restando sempre in panchina, perchè sai a me non piace,  soffro solo.
Ognuno sceglie chi essere, o cosa fare della sua vita, io ho scelto questo, un posto tutto mio  dove tu purtroppo non sei contemplato perchè?
perchè non puoi essere insicuro, incerto, anche solo minimamente titubante su di noi..... no non più ormai e quindi basta, basta giochetti, basta bastardate, perchè la cazzimma questa volta è solo TUA  e te la tieni tu, io ne ho abbastanza. Sai una mia amica, la migliore, mi ha fatto capire una cosa, io sono debole con te e  spesso con tutti i ragazzi, perchè ho paura che un giorno facciano una valigia e mi lascino, può sembrare assurdo ma ci sono ferite che non si rimarginano.... ho paura di ritrovarmi sola e non voglio , ho paura che voltandomi tu non ci sia . Saperti a metà , anche saperti poco vicino ma pur sempre poco, pensavo che fosse sempre meglio di niente ma mi sbagliavo , perchè l'incertezza logora e tu logori me, mi distruggi , mi fai del male lo capisci?
e ora è tardi, è semplicemente tardi per le tue incertezze, per i tuoi dubbi, è tardi .... 
ti amo e sarà sempre così, ma io mi sono scocciata di essere la tua pedina, una tuo marionetta, io non sono tua, purtroppo .....
ora so che è la fine, che ci sono solo io, solo me, e finalmente non ho bisogno più di saperti qui a un metro di distanza... ti ho detto tutto e ora sta a te ... il 1 ottobre farò un pacco e dentro ci sarai tu, adotterò un metodo più brutale, l'addio, sappi che tu sei stato l'unico che io abbia sognato ogni notte, che io abbia rivisto ogni momento della mia vita qui, che io abbia immaginato mio, sei stato mio per pochi secondi e io ti ho guardato come si guarda la persona che credi di sposare, ma poi ti rendi conto che non è quella giusta perchè è in tanti modi non te e non basta, non basta.
Così ho deciso di farti bello nuovo nuovo e rendermi libera da quello che noi siamo, ho deciso che era il caso, ho deciso di amarti così, ho deciso che io per te sono troppo e che non sono in grado di vedermi soffrire ancora.... aspetto che la mia migliore amica torni per dormire da lei fare un ultimo grande pianto per te e lasciarmi andare cullata da qualcuno che mi ama veramente.
io non ti basto, non ti sono mai bastata, vuoi di più tu... un di più che non ti posso dare, vuoi una p*****a e mi dispiace ma  hai sbagliato porta in cui segnare( scusate il gioco), hai sbagliato persona, l'amore ha un prezzo, l'amore dovrebbe essere un mezzo non una fine, ma tu ancora non hai capito come funziona, cresci ma senza di me e quando sarà tardi io non ci sarò.

per sempre tua

Rita

martedì 4 settembre 2012

Una moquette alticcia

E' vero. E' vero, è tanto che non vengo qui e più il tempo passa più diventa difficile, anche se non so perché...
Adesso, oggi è diverso.... è questo quello che continuo a ripetermi, ma è davvero questa la verità?
La realtà è un caleidoscopio così fitto di colori e sfaccettature, che alle volte mi sembra di esser divenuta daltonica.
Il rosso. Il rosso io non lo vedo. Il rosso della passione, della felicità piena di urla, infestata da salti e cuori leggeri come le nuvole dopo un temporale. Non c'è rosso nella mia vita ora..non più.
Quando quell'aereo si è posato su suolo inglese tutto è cominciato, tutto è iniziato di nuovo. Non c'era nulla da spiegare, nulla di cui scusarsi, nulla di cui giustificarsi, nulla in cui migliorare, nulla da rimpiangere. Tutto da rifare: io e basta. Io nello stomaco di un minuscolo pesce, che come bocca aveva solo una finestra con il freno di sicurezza per suicidi. Io che non ero più io, io che mi sono ritrovata a combattere la battaglia più ardua: quella contro me stessa. Io che ho dovuto dire alla mia avversaria di abbassare la guardia e gettare in valigia le vecchie abitudini, che le avremmo riprese una volta tornate o, magari, buttate via durante il tragitto. Lì, dove mi son guardata allo specchio e ho visto un'altra ragazza, una che si doveva piacere per forza, perché non ci sarebbe stato nessun altro a dirle che se non lo avesse fatto avrebbe sbagliato. Lì, dove era tutto mio, tutto da gestire, tutto nelle mie mani: tutto quello che mi riguardava partiva da me e da nessun altro. 
Lì, dove ho rinunciato ad esprimere desideri, perché non c'era niente di cui avessi bisogno e, credimi se ti dico che ciò che avevo era materialmente molto scadente rispetto a quello che possiedo qui. Lì, dove ho imparato. Imparato e basta;imparato tutto; imparato a conoscermi un po' di più; imparato che, se voglio, posso fare tutto; imparato che se gli altri possono, perché non posso anch'io? Imparato che è bello costruirsi da soli: dopo puoi voltarti indietro e ammirare la perfezione con cui hai assemblato i minuscoli mattoncini tra di loro e, semmai ci fosse errore non c'è, no, non c'è da arrabbiarsi, ma solo da sorridere, perché stai crescendo; stai crescendo e per crescere bisogna sbagliare, quindi torna indietro, osserva bene il tuo errore e corri avanti per non RIFARLO PIU'. 
E' stata quella la mia estate, è stato questo il mio viaggio e sono cambiata. 
Te lo avevo detto, mia cara collina: sarei cambiata ed è successo. E' stata un'esperienza che non è fornita di aggettivi descrittivi, ma solo di respiri trattenuti e poi lasciati andare per lo stupore, la magia della nascita della consapevolezza che uno può avere di sé e delle proprie capacità.
La vita è così lunga e diversa alle volte. So che può sembrare strano sentire questa frase, ma è vero, basta che presti attenzione: con lunghezza non intendo il rumore silenzioso che produce l'urto tra il susseguirsi degli anni, piuttosto la lunghezza che hanno gli eventi a terminare. 
Ci sono persone che sanno urlare basta, altre che, invece, riescono soltanto a sussurrarlo all'orecchio della persona sbagliata e, ciononostante, le cose non finiscono solo perché lo si era decretato. Il cuore della vita, alle volte, richiama a sé uno dei fili di cotone a cui era attaccata una delle tante storie ormai archiviate e decide di cambiarne i colori, le opinioni; di sfumare la rabbia e il rancore, per poi ripresentarti quel quadro precedentemente venduto sotto una luce diversa e indurti a ricomprarlo...il problema è che sarebbe sbagliato, però, perché le macchie ci sono sempre. Ma tu amavi ogni cosa di quel quadro: il soggetto, i colori usati dal pittore...persino le macchie e ora non riesci a ricordare neppure perché lo avevi dato via, anche se adesso gli altri stanno provvedendo a farlo: la delusione, il dolore nel guardare la parete dell'anima vuota.
Le persone non cambiano e questo, io fingo di saperlo, ma le persone non cambiano, soprattutto se non ritengono di aver sbagliato. E, dunque, mio caro, se credi di aver eseguito tutti gli esercizi alla perfezione, perché non hai ricevuto alcuna medaglia, ma solo un mandato di squalifica? Ah, ma a te questo non interessa, hai ragione. Beh, sappi che adesso non mi accontento più. Adesso non mi basti più. Non così: stavolta non ci sarà nessuna busta da riempire, nessun fiore da essiccare, questo parquet non soffrirà di nuovo, perché soffocato dal tuo peso. E neanche io. 
Non c'è futuro, non c'è dolcezza o carezza in questa sorta di turbine masochista. Ci sei solo tu che ti stai arrogando il diritto di trattarmi come un oggetto di tua proprietà, quando in realtà non ti interesso neppure. Ma oggi non c'è futuro per noi. Oggi sei tu che hai bisogno di me e non io di te. Oggi sei tu quello sbagliato e non io l'errore di fabbrica. Oggi ti vedo con chiarezza e sei tu il bambino capriccioso, nonostante l'età. Oggi io sono cresciuta, oggi io sono diversa, oggi mi sento diversa, perché mi vedo finalmente e so che sono troppo per te. O tu sei troppo poco per me: punti di vista. Oggi non mi accontenti più: ho bisogno di fatti, ho bisogno di sentirti, di averti qui, di aspirare la certezza che tu ci tenga davvero a me, ma le persone non cambiano. Le persone non cambiano, no, non puoi cambiarle e allora sono io che divento un'altra. Me stessa, quella che avevo seppellito con foga durante una notte d'inverno e senza luna, per paura di non essere abbastanza. Vedi, io non sono mai stata abbastanza per te: tu non mi hai mai fatto sentire tale, però adesso so che, in realtà, sono sempre stata troppo e mi dispiace per questo. Mi spiace che tu ora sia rimasto senza parole, e no, non me importa nulla se mi dici che sono strana, perché devi fartene una ragione; tu non sie pronto a rischiare e io neppure a pensare di scommettere. Stavolta non perderò di nuovo gli occhi, per spedirli a te insieme ad frammento del cuore e a tutta la scatola cranica. Stavolta non me ne frega niente. Non avevo fatto caso a quanto avesse fatto male osservare quella parete vuota: la differenza si è notata quando mi sono accorta di non riuscire a trovare di nuovo un posto per quel quadro. Eppure la parete era ancora vuota.
Io e te non ci siamo. Non più e non ci sono parole poetiche per raccontar ciò che siamo stati. Tutto ciò che so è che ora non siamo niente, che ora non ci sei e, forse, è meglio se non torni, perché sono stanca...ancora scarabocchi sulle budella quando zappi nelle strade della mia mente. Ieri ho scoperto di avere la colite da più di un mese, che aumenta quando te ne vai, e tu te ne vai troppo spesso per i miei gusti. Tu mi fai del male. Tu sei il mio male e non c'è niente di romantico in questo. 
Fui in stazione una domenica. Io odio le domeniche. Quel giorno fui lì per caso. Mi sedetti su una panchina del binario 13, poi la signorina dall'altoparlante annunciò l'arrivo del treno e di scatto le mie gambe si levarono. Faceva freddo quel giorno ed era nuvoloso: avrebbe piovuto. Indossavo un cappotto nero che sfiorava i polpacci fasciati da calze di raso. Alzai il bavero e i miei occhi iniziarono a schizzare da un vagone all'altro. Loro stavano cercando, ma la mia mente ancora non lo sapeva. Ti trovarono: eri in congedo quel giorno. Indossasti la divisa quella mattina e appena ti vidi il cuore mi saltò in gola. Non ti avevo mai visto prima d'ora. Non so bene cosa fu: forse il caso o, semplicemente, una losca folata di vento, ma i tuoi occhi incrociarono i miei e tutto sembrò iniziare in un'altra realtà, come in una pellicola degli anni '30. Le persone attorno a noi svanirono, il treno, forse, tornò indietro,ora non ricordo bene, e il caos tacque, come uno spettatore dopo l'apertura del sipario. Ascoltai il rumore dei tuoi passi in quegli istanti, poi quello dei miei,ma i miei occhi non riuscivano a liberarsi dai tuoi. Il silenzio scendeva sempre più fitto ed imponente e quando solo un alito di vento rimase a separarci, la mia schiena sì sentì stretta nella tua presa e una scarica dentro di me ordinò alla mano di cingerti il collo. I miei occhi si erano immersi nei tuoi e non riuscivano più ad uscire. Sentì il tuo respiro. La presa si fece più decisa, finché le mie labbra non incontrarono le tue e lì vi rimasero per un tempo che sembrò infinito e precario nello stesso istante. Il bacio finì, come l'ultimo battito d'ali di una farfalla, e il treno tornò e tu sparisti con lui. E il mio cuore soffrì. E andai avanti. E quella domenica volse al termine. Un mese dopo il binario 13 franò.
Ecco cosa siamo stati io e te. Una parentesi perfetta. C'è stato un tempo per noi e sembrava essere l'inizio di una vita, ma ora tu ti ostini a ripetere i tuoi sbagli, credendo che gli schizzi d'inchiostro siano i miei e io non so cosa fare...non so più se ne ho la forza.
Eri il mio 50% : avresti potuto far parte della mia vita entrando dalla porta principale ed essendo il MIO protagonista e insieme avremmo potuto spaccare il mondo ed essere felici come già facemmo tanti sorrisi e lune addietro, oppure potevi rimanere tra quelle anguste virgolette e essere relegato tra i tanti. 50 e 50: la scelta era tua. Eri libero e hai deciso. Io ero lì ad aspettarti con il cuore aperto e tu ci hai buttato dentro tanta polvere da farmi rimanere asfissiata e ora, anche se volessi, questo quadro non riesce più ad entrare qui. Bisogna che il pittore si adoperi a far qualcosa, perché, anche se il cuore lo vorrebbe ancora qui ,a tutti i costi, l'anima si sta ribellando: questo quadro ormai stona.

indipendence