E' finita.
E' finita e basta.
Quanti discorsi potrei iniziare solo con questa frase. Quante porte potrei riaprire solo con un "è finita". Quante vorrei riaprine. Senza farlo davvero. Quante vorrei chiuderne. Senza farlo davvero.
Sono entrate così poche persone in quest'antro, eppure alcune erano travestite da Folla. Mi hanno sconvolta, delusa, mentito, bruciato. Sì, mi hanno bruciato. Tante, troppe volte, ma è come se non bastasse mai.
Certi dolori non avranno mai questo nome. Neppure certi amori.
Vi guardo, vi ascolto parlare delle vostre fantastiche storie, vi aiuto a piantare i cartelli con su scritto "VENDESI" e vi osservo sradicarli ogni volta. Ogni volta mi sento così stupida. Ogni volta mi sento così cretina. So che può sembrare assurdo o banale, ma, credimi, fa male.
Più male di quanto davvero riuscissi ad immaginare o anche solo a temere.
I principi mancati, quelli che continuate a tirare dentro le vostre vite, per poi vomitarli fuori, li avevano terminati quando sono andata in negozio. Mi hanno appioppato un cavaliere senza testa. Uno di quelli tutti neri e decisamente poco adatti ad una bimba con le treccine e il lecca-lecca alla fragola.
Tu davvero non puoi comprendere quanto sia oscenamente doloroso non poter tirare via quel cartello. Non sai cosa voglia dire non avere la possibilità di sbagliare ancora. Non puoi immaginare quanto, alle volte, avrei voluto pronunciare quella frase al posto tuo:"Immagina se lo incontro".
Non avrei risposto delle mie azioni.
Il tuo è un amore deluso, una luce fioca quando avevi bisogno di un incendio, ma pur sempre qualcosa. Potrai correre da lui una mattina qualsiasi e picchiarlo, o ucciderlo magari. Guardarlo negli occhi. Respirare la sua stessa aria se ne hai voglia.
Quante volte mi sono sentita una stupida per essermi preclusa tutto questo.
Quando ieri mi hai chiesto cosa avrei fatto se lo avessi rivisto, per un interminabile attimo il mondo si è fermato, lo stomaco contratto, il cuore balzato in gola, il sangue frizionato le orecchie. Credimi, avrei davvero voluto girarmi e far uscire dalle mie labbra parole rabbiose ed intrise d'odio, ma il solo pensiero è stato come un'ondata d'acqua dolce al tramonto.
Se ci fosse stata la possibilità l'avrei già sfruttata. Se solo avessi saputo di poterlo incontrare, le mie orecchie si sarebbero ovattate e i miei occhi non avrebbero visto più nessuno, perché l'unica cosa che importava era rivederlo.
Tu non sai quanto io lo stia odiando. Ha sprecato tanti di quei giorni a mentirmi, che ora non so neppure se quello che ho visto era davvero una persona reale. Mi ha usata, trattata come si usa fare con un fazzoletto di stoffa: lo usi fin quando non ti sembra eccessivamente usurato dal tempo e poi lo butti. Lo odio. Avrei voluto non avesse mai fatto capolino nella mia vita. Avrei voluto non conoscerlo mai. Non fatico a dire ciò: è tutto ciò che mi resta di lui.
Mi ha fatto questo e non pensavo neppure di parlarne, ma mi porto questo peso dentro da troppi giorni ormai ed è inutile negarlo.
Non riesco a fare nulla, o, almeno, non bene come vorrei. Mia madre dice che sono spenta, che qualcosa è cambiato e si affanna a cercare di svelare l'arcano. Lo odio, perché lui non è come io vorrei, perché lui non mi è mai andato bene, perché lui non è per me, perché lui non ci tiene a me, perché io sono così diversa da lui, perché lui non sarebbe in grado di capire una sola parola di quello che ho scritto.
Ma ormai mi conosco, sono sempre la stessa cretina che si lascia ammaliare dagli antagonisti della favola. Ero tornata e lui era rimasto in Inghilterra, poi..
Ha sempre avuto quella fottutissima capacità di captare la giusta frequenza e riapparire, mettendo sottosopra il palcoscenico.
E mi ha sconvolta, ma stavolta pensavo fosse arrivato il tempo della rivincita e gli ho sputato addosso tutto il veleno con cui aveva cercato di affogarmi e sembrava funzionare. Non avevo bisogno di lui. No, non ne avevo e non ne ho neanche ora, è solo che ora mi manca.
Quanto mi manca sapere dov'è, cosa fa. Mi manca litigare con lui e convincermi sempre più che devo lasciarlo andare, che devo chiudere al più presto questa saracinesca, ma non posso.
Così vi osservo, vi guardo, vi ascolto struggervi per quei fantasmi che continuano ad infestare le vostre strade e immagino come sarebbe provare quella medesima ansia, poter rischiare di fare un passo indietro e abbracciarlo e picchiarlo e piangergli addosso e urlargli che lo odio, che questo sentimento è l'unica cosa sincera che ancora provo per lui.
Ci sono mani di poker che possono renderti milionario oppure mandarti a morte e, in quella con lui, ho dimenticato di bluffare. Fai un po' tu.
Non credevo potesse occupare un posto nella mia vita tale da farmi del male, ma- a quanto pare- mi sbagliavo e questo è ciò che più mi fa infuriare.
Non c'è una soluzione a questo problema, non c'è un "ma" o un "però posso anche...". Questo non era un comune bivio, come i vostri. Il mio era un vicolo cieco buio e io ho deciso di andare avanti per arrivare alla luce, solo che poi hanno piazzato le transenne all'inizio della strada e quando ho iniziato ad aver voglia di tornare indietro non ho più potuto. Avevo scelto ormai.
Non ci rivedremo mai più. Era un per sempre e qualcosa dentro di me lo ha compreso nell'istante esatto in cui mi ha scritto un semplice "ciao". Era un addio. Lui, però, non sarebbe andato in guerra col suo cavallo bianco, aveva solo visto un'altra fanciulla. E io ora sono qui a cercare quell'orribile pupazzo difettoso invano. Perché lui non tornerà. Mai. Perché lo ho perso per sempre, ma non posso farci più nulla. Devo solo costringere la mia mente a realizzare che ogniqualvolta suonerà il citofono, squillerà il telefono, si aprirà la porta della classe non ci sarà lui all'altra estremità della mia vita.
Era un'addio quello ed era l'unica volta in cui non avrei voluto darlo.
E' finita. Finita e basta.
indipendence