lunedì 17 settembre 2012

Il tempo della determinazione



Com'è la vita quando smetti di pensarti come una protagonista di un film? Com'è quando inizi a vedere i ghiacciai della realtà e abbandoni le nuvole dei sogni?
Mi guardo allo specchio oggi e sono diversa. Lo sono davvero, credimi. E' come se...non so se ho davvero il coraggio di dirlo, perché è un vocabolo che davvero, non ti sto mentendo, non mi ha mai entusiasmata. Ma è come se stessi crescendo.
Mi sento una seconda. Una seconda me, come un serpente appena dopo la muta, quando ascolta scrollarsi di dosso la vecchia pelle pesante e, a poco a poco, dimentica.
D'un tratto tutto cambia e, credimi, se ti dico che vedo il mondo ruotare attorno a me. Mentre cammino, respiro, sorrido, ti parlo penso a quanto mi sono persa in questi anni e non sai quanto tutto ciò mi terrorizzi.
Quando ho varcato per l'ennesima volta la soglia di quel mondo e ho rivisto quegli stessi volti che poco più di tre anni fa sono diventati parte integrante della mia esistenza, mi sono accorta che, in realtà, i ragazzi che avevo lasciato qualche mese prima ora erano.....uomini, donne. Sono cresciuti, sono adulti o, almeno, si comportano quasi come se lo fossero.
E se fosse così che accade? E se accadesse tutto in una notte? E se ci fosse un uomo o che so io, che,durante l'ultima notte d'estate, fa capolino nelle stanze di tutti i fanciulli, per trasformarli con un sortilegio, che odora di fragole e rugiada e assomiglia ai sogni, in quelle strane ombre dai comportamenti contenuti e dai sorrisi sempre corretti? E se fosse lui a trasformare tutti in grandi, cosicché poi al mattino sei così stanco e concentrato sul nuovo inizio da dimenticare di guardarti allo specchio per più di due minuti?
No, perché, sai, siam tutti così maturi ormai.
Siamo davvero noi i grandi adesso? Io non voglio crescere. Per piacere, non fatemi crescere!
Non ho mai avuto questo desiderio. Non ho mai voluto tutte quelle frasi colme di parole pesanti e futili, come:"Ho bisogno di più libertà!", o, "Quando sarò fuori di qui..", o ancora, "Tu aspetta che io compia diciotto anni e vedrai".
Può essere che sia un difetto di fabbrica, ma io ci stavo comoda in quei grembiulini rosa a quadretti e le treccine non mi stavano poi male.
Non so, ho sempre guardato i diciassettenni come una sorta di "alieni", come qualcuno che, tranquilla, tu non diventerai mai e ora, PUFF!, sei già una di loro. Non ricordo di aver fornito alcuna firma al contratto di crescita, per cui non vedo con quale diritto o autorizzazione qui mi stiano facendo diventare sempre più simile agli attori di Beautiful.
Che cosa n'è stato "dell'inizio dell'adolescenza"? Tutti non facevano altro che parlarne: "E' un passaggio difficile per il bambino...sentirà forti cambiamenti dentro di sé...sarà un'età difficile, ma anche piena di avventure". E' davvero tutto qui?
...devo essermi persa le avventure. Evidentemente, ero a letto quel pomeriggio...
Un anno e, se tutto dovesse andare secondo i programmi dei piani alti, siamo quella parola fredda e complicata da dire: un anno e siamo adulte.
Forse perché la crescita, da quando sono diventata un soggetto dell'annuario di quest'istituto, io l'ho sentita a suon di bastonate sulla nuca, a schiocco di cerniere di bare, ma l'unica cosa che posso dire fin ora è:
<<Questo blog ne è una delle più esaurienti testimonianze, perché tante cose sono successe. Tante cose inutili da spiegare,molte simili a quei film adolescenziali con attori Disney. Tanti capelli volati nel vento e poi sbattuti contro giubbotti di persone che volevamo abbracciare a tutti i costi e troppe sere passate a raccontarlo. E' vero, ne son passate di maree sotto i ponti e, alle volte, i letti son diventati dighe. Ma è come se, dopo tutto questo, non avessi fatto altro che dormire, per tutto il tempo. Insomma, è ovvio che stiamo parlando di 17 anni e non di 50, ma è come se non mi bastasse. E' come se ci volessero altri anni di liceo, altri anni di cazzate, perché - chiariamoci- noi di cazzate ne abbiamo fatte ben poche. >>
Sai, Rì, ora che mi volto indietro ciò che, per primi, mi tornano alla mente sono i momenti difficili, le lacrime, la bocca serrata e i denti così stretti. Credimi, Rì, così stretti da non dormirci la notte, per obbligarti ad esser forte davanti a chi non riusciva ad esserlo per te.
Ci sono momenti in cui vorrei che quel giorno non fosse mai tramontato, perché ho paura di dimenticare, ho paura di aver dimenticato. Ho paura che, allontanando il dolore, allontani anche tutto quello che avevo conservato di lei. Tutti i momenti, tutte le sue parole che sapevano sempre comporre una frase perfetta al momento perfetto.
Lo so, ormai lo so, che lei è qui con me e che non devo piangere, perché lei non avrebbe voluto questo, ma è difficile. E' difficile, perché al dolore non importa nulla di quello che avrebbe voluto lei, perché io non lo saprò mai quello che lei avrebbe realmente desiderato...sai com'è, non c'è più.
Alle volte mi sforzo di sentirmela parlare nella testa, per paura di dimenticare il suono della sua voce e ci sono state sere in cui ho ho stretto tra le mani l'unico video che ho fatto con lei, durante un fottutissimo giorno qualunque.
La vita è come un videogioco: più avanzi di livello, maggiore è il numero di insidie da superare e quando è arrivato il suo, di ostacolo, sembrava stesse per apparire la scritta "GAME OVER" e magari sarebbe stato molto più facile lasciarsi inghiottire da tutto quello schifo che è stata la sua morte. Ancora, di tanto in tanto, mi chiedo perché non ho lasciato che andasse così, senza trovare risposta.
Lei era una delle persone a cui tenevo di più al mondo, era una delle prove più grandi di amore che ero riuscita a dare e se n'è andata. Per tutti.
 E allora ho dovuto trovare un bastone, in assoluto silenzio, per riparare alla mia mancanza d'appoggio. E ho dovuto diradare la ragnatela di nebbia che mi stava soffocando. E sono dovuta entrare in quella chiesa quel giorno e sentire le mie gambe andare nuovamente in frantumi, mentre vedevo quel rettangolo marrone. E  sono dovuta rimanere ferma e forzarmi a non alzarmi e andare lì ad aprire quel contenitore per uccelli e far vedere a tutti che, in realtà, lei non era lì, che quella cosa era vuota, che lei era a casa e che era tutto uno scherzo. E ho dovuto stringere a me una bimba di solo cinque anni per non farle vedere che una macchina si portava via una delle persone più care. E non ho saputo che dire quando mi ha chiesto dov'era andata la nonna. E ho dovuto capire che il coma non è un'invenzione cinematografica. E ho dovuto abituarmi a vivere, di nuovo e ancora e senza di lei. E ho dovuto capire che quella, e solo quella, sarebbe stata la mia porzione di crescita. 
Lo avevano deciso da tempo, capisci? Avevano deciso che in uno dei momenti più difficili della mia vita dovevano togliermela. Che senso aveva, allora, illudersi che mi avrebbe vista diplomata e poi laureata e sposata, come sognavo io?!Che senso ha avuto farla restare solo per l'inizio della mia adolescenza?!
Ha devastato tutti e tutto. Si è portata via tutto e questo non so se potrò mai perdonarglielo, a chiunque dovrei perdonarlo. E qui giù cosa è rimasto? Foto? Video? Ricordi?! 
Mi spieghi, tu, i ricordi a cosa servono se poi non puoi confrontarli con la realtà e sorridere?
Ci sono momenti in cui sembra di esser divenuta pazza; sembra che lei non sia neppure mai esistita e stata, invece, solo un'assurda fantasia, eppure il mio cervello è intriso di chiodi, che battono per far scoppiare i ricordi come una granata. 
Non sai quanto mi manchi e quanto la mia vita sia cambiata dopo che lei è scomparsa. Davvero, Rì, è stato letteralmente come sentire il terreno franare sotto i piedi e non avere più altre terre dove rifugiarsi. E' stato come uno tsunami, che divora tutto. 
Tutto e poi più niente.
Felicità e poi dolore.
Luce e poi buio. Pesto.
Calore e poi ghiaccio.
Disinfettante e poi sangue.
Amore e poi odio.
Vita e poi morte.
Lei e poi più niente. Fine.
Ero piccola e poi mi sono dovuta dire che dovevo crescere; che non sarebbe arrivato più nessuno a rimboccarmi le copertine, a restare a parlare fino a tardi con me fuori ad un terrazzino in piena estate, a chiedermi quello che non avevo il coraggio di dirle, a sorridermi nel modo di cui avevo bisogno, senza neppure saperlo, ad abbracciarmi forte forte, a farmi spazio nella sua poltrona, anche se ormai stavamo strette.
E ora? Ora cosa mi rimane di tutto questo?! Solo ricordi...
 Ho bisogno di sentire le sue risposte, capisci? Cavolo, quanto è bianco questo foglio ora...
 E' stata come una madre per me, come un padre, anche se i miei sono sempre stati fantastici. E' stata il tutto a cui non avrei mai immaginato di rinunciare. Il mio punto di riferimento, il numero a cui chiamare se scoppiava la bufera, l'ultimo abbraccio caldo e VERO che ho avuto, la voce più sicura, lo sguardo che aveva sempre un posto.
E' stata la mia migliore amica, è stata anche questo per me.
E non ci sono parole per spiegare tutto questo.
Sono dovuti crescere tutti. Sai, prima che tutto accadesse, negli occhi del fratello di mia madre c'era come una scheggia ballerina, uno di quegli sprazzi che lo rendevano sempre allegro, sempre piccolo. 
E' stata così dura rendersi conto che non scherza più come prima, che ora anche lui è stato obbligato a diventare un vero adulto. 
Non so neppure come sono finita a parlare di lei. Scusami. Ancora mi capita e non credevo...
Scusa e basta. So che non vuoi sentire altro...è abbastanza. 

Indipendence

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