domenica 25 settembre 2011

Just for a little.




Oggi ho i piedi freddi, eppure non è neanche Ottobre.
Odio dover sentire l'inverno arrivare. Quando sei piccola non ti accorgi di molte cose: dell'attesa alla stazione che non fa altro che lasciarti del tempo per odiare la tua partenza, delle foglie cadere e dell'autunno arrivare, di ciò che c'è dietro lo sguardo delle persone. 
E' brutto sapere ciò che l'altro pensa e, ciò nonostante, fingere di accettare la maschera che lui indossa quando ti parla. 
Mi manca qualcosa, mi manca davvero. Non parlo di collane o di feste. Non è il materiale ciò di cui ho bisogno. 
Al mattino mi alzo, arrivo a scuola e so che questa serenità finirà con le interrogazioni, torno a casa, mangio, studio, ceno, vado a dormire. Mi alzo, arrivo a scuola e so che questa serenità finirà con le interrogazioni, torno a casa, mangio, studio,ceno, vado a dormire. Mi alzo, arrivo a scuola e so che questa serenità finirà con le interrogazioni, torno a casa, mangio, studio, ceno, vado a dormire. Ancora. Ancora. Ancora e ancora.
Mi mancano le emozioni, mi mancano davvero. Non ricordo neanche più l'ultima volta che ho sorriso per contenere le farfalle nello stomaco, l'ultima volta che ho sorpreso qualcuno. Succedeva così spesso prima. 
Ho bisogno di un "BOOM!". Capisci cosa voglio dire? 
Forse no. Siete tutti così impegnati con i vostri passati, con le storie che vi hanno fatto bene e male, con quelle persone che dovevano rimanere nelle fotografie. Nessuno si cura più di ciò che accadrà. Di ciò che di nuovo accadrà. Siete tutti "e se", "avrei potuto", "se non l'avesse fatto". 
Sbaglio oppure nessuno ha davvero voglia di cambiamento? 
Mi sento impantanata in una melma da troppo tempo ormai. Più rimango immobile, più la natura attorno a me invecchia, perché non me ne prendo cura. 
Fra poco compio sedici anni. Sono importanti, anche se non ne conosco il motivo. 
Non ho mai capito il proverbio "goditela, perché quest'adolescenza non torna più". Nessun anno torna più, vale la pena di goderseli tutti e poi non è che sia questa grande cosa l'adolescenza. 
I sedici anni sono importanti in tutto il mondo: in Spagna, negli Stati Uniti, in Canada e non riesco a capire perché qui non succeda niente. Perché dentro di me non succede niente? 
Gli anni passati sono stati così maledettamente intensi e ora?
Sai, credo di aver compreso e mi spaventa. Ti ho fatto tante volte questo discorso, mentre tra me e me pensavo che non mi sarebbe mai accaduto e invece... mi spiace dirmelo.
Sono stanca, stanca davvero. 
Sono stanca di dovermi alzare al mattino, stanca di dover venire a scuola, stanca di dover mangiare, stanca di dover parlare, stanca di dover dormire, stanca di non sentire più niente. Stanca di andare avanti. Stanca davvero. Mi sento stanca e non lo decido io. Ho perso l'entusiasmo e non credo che le cose cambieranno. Non credo.
Ogni volta che mi sono sentita dire questa frase, ogni volta che la ho letta negli occhi di chi mi era di fronte, poco dopo non li ho più visti. Non arrabbiarti o spaventarti, ma è così. 
So di essere stata brava a fingere. Sono davvero brava in quello, ma ora mi ritrovo da sola a piangere e a parlare per paura di urlare. 
Sarà che mi manca, sarà che qualcosa di bello deve ancora arrivare, ma non sapevo come fare. Non sapevo, non so come comportarmi. Non riesco a tirarmi su. E' come se una mattina, alzatami, avessi deciso di andare a fare una passeggiata e, mentre cammino, sentissi una voce, una piccola vocina. Ad un tratto vedo una buca, mi affaccio e una bambina, tutta sporca di terreno, mi guarda e mi dice:"Perché mi hai buttato qui? Ci sono successe tutte quelle cose e non sei più riuscita a riprenderti, così sono finita anche io qui. Perché ci è accaduto questo?". Io mi sporgo per tenderle una mano e lei mi punta i suoi grandi occhioni di velluto in viso e:"non ce la faccio.. non mi va di farcela, non più. Sono stanca di dover ricadere."


Sono stanca di ricadere. 
L'unica cosa bella a cui riesco a pensare ora e che tu non puoi capirmi davvero, perché, e ringrazio tutti i giorni per questo, non hai sofferto per una perdita così infinitamente grande. E credimi se ti dico che ogni singola lettera di "infinitamente" e "grande" mi hanno trafitto lo stomaco. 
Non so cosa mi stia succedendo. Pensavo di essere riuscita a superare gran parte di ciò che è accaduto, ma ora mi sto accorgendo di non averlo fatto affatto. 
Sarei capace di uccidere per non farti vivere un solo secondo di tutto quello che ho passato io. Non scherzo.
E' come se, durante la notte, qualcuno mi avesse fatto indossare una tuta, che non posso più togliere, che non mi fa più sentire niente. Tutto ciò che mi circonda è come muto e si muove piano, piano, pianissimo. Cammino per i corridoi di scuola e tutto va a rallentatore. Tu, M. mi parlate di quello che vi succede; mamma, papà mi sgridano e non mi interessa. Sento scivolarmi tutto addosso, come un robot.
Si dice sia depressione, ma non ho così tanta energia da farmi identificare in una delle infinite patologie psichiatriche. 
Forse qualcosa arriverà, forse è solo un lungo periodo. Non ho voglia di scoprirlo. Fin quando fuori nessuno nota nulla, non ho la forza di farlo.
Solo stanca, niente di più. 
indipendence

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