giovedì 16 giugno 2011

Togli le dite dai negativi, che spariscono con le impronte!


Sono arrivata a casa ed era vuota, silenziosa. Silenziosa come, forse, non l'avevo mai vista prima d'ora. Dalle persiane chiuse filtravano sprazzi di sole, che si preparava alla ritirata.
Stavo per svoltare l'angolo, dovevo andare a mettere lo smalto. Un raggio di sole, tutt'a un tratto, ha illuminato il cassettone, nella mia mente è stato così, non so se sia successo realmente. I miei piedi si sono fermati, ho lasciato cadere la borsa di cuoio in terra, ho appoggiato gli occhiali sul mobile e l'ho aperto. E' stato come quando il protagonista trova un libro antichissimo e il sole lo illumina così da far vedere la polvere quando il ragazzo soffia sulla copertina. E' stato come un lungo respiro di sollievo per aver trovato qualcosa che in realtà era sempre stato lì, in silenzio..ad aspettare.
Ho aperto i cassettoni e ho preso una pila di album. Ero senza musica, ma ho iniziato a sentirla in testa e ho sentito un pianista che volava via con il suo strumento. Giravo le pagine e mi ci ritrovavo dentro. Ritrovavo il mio passato e decidevo i momenti da ritrovare e rivedevo la casa vecchia e la cucina e l'ingresso. Sai, lo avevo dimenticato l'ingresso. Ho visto i nostri occhi e ho capito che è ciò che di uguale ho con i miei fratelli. Ci ho visti felici, giocare sulla sabbia e poi ho preso il volo. Ho volato fino al settimo compleanno di Gianfry e mi sono intromessa in dei ricordi che non erano i miei. Ho guardato sua madre ed erano felici tutti e tre assieme. Papà deve esserci stato davvero male per essersi portato dietro le foto o deve solo aver viaggiato tanto.
Ho parlato con una bambina appena nata e, con il pensiero, cercavo di dirle che doveva godersi a tutti i costi quello che le sarebbe arrivato, perchè poi se ne sarebbe andato e lei sembrava capirmi. Era così piccola e così diversa da me. Erano tutti così diversi da come sono ora. Ridevano come non li ho mai visti ridere. Guardavano e parlavano in un modo che, forse, non potrò mai comprendere.
Ho visto le persone nelle foto e ho visto come l'uomo cerca in tutti i modi di fermare il tempo. Mi sono alzata, sono andata in salotto e i raggi del sole si riflettevano sulle mura e sui divani e sembrava di camminare nell'oro. Ho acceso lo stereo, ho inserito un CD che non sentivo da un tempo che ormai sembra infinito. Sulla superficie del disco c'era scritto con il pennarello indelebile "Allevi, Einaudi e altri". Non ho mai sentito musica classica, il che è strano perchè in famiglia tutti l'adorano. Con Allevi ed Einaudi era diverso però.
Ero in macchina con zia e la sua famiglia, quando l'ascoltai per la prima volta. Zio mi disse: "Ora facciamo questo gioco. Chiudi gli occhi e rimani così durante tutta la canzone. Alla fine dimmi cos'hai visto, va bene?". Avevo otto anni : "Fatto. Ho visto una ragazza che suona il piano così veloce che le si muovono i capelli. I capelli sono rossi, zio e lei suona in una stanza dove c'è solo il pianoforte e c'è tanto tanto sole".
Non ho mai considerato questa musica classica, io non ascolto musica classica. Io ho un segreto, si chiama "Allevi, Einaudi e Altri", ma deve essere un'occasione speciale per dargli ascolto, devo sentirlo.
Sono ritornata davanti al cassettone ho preso altri album, ma non volevo foto di un passato che ricordavo di aver vissuto, io volevo ricordare il dimenticato. Così ho iniziato a scavare nei cassetti per scartare il presente e rivivere il passato in cui non avevo ancora coscienza di ricordo.
Cercavo e più cercavo, più dentro montava una foga di trovare e le mani si muovevano sempre più rapide, poi eccole, le mie foto, quelle che cercavo. 
Sono andata a risedermi sul triclinio, davanti alla finestra, mentre il sole tramontava al di là delle persiane.
Ho visto tutti quei sorrisi e quegli sguardi così ingenui e ho visto che c'era un passato che non ricordavo, c'era davvero!  Ho preso un album dalla pila e l'ho aperto. Sfogliavo, sfogliavo ed entravo in quelle foto cercando di non uscire più, ma "il passato è passato". Tutti dicono così.
Mi sono vista in una culla d'ospedale e poi quando ho compiuto un anno. Ho visto mio fratello compiere un anno e l'altro compierne nove. Ho partecipato ad una festa in maschera dei miei genitori che ancora non pensavano neppure di sentirsi chiamare "mamma" o "papà". Ballavano e ridevano dietro alle maschere e a grandi abiti.
Ho visto il mio battesimo e sono arrivata all'ultima foto. Perchè le persone se ne vanno?! Perchè la vita ti illude al punto da dirti che loro resteranno per poi portatele via? Perchè non era una persona che odiavo? Perchè piango ancora? Perchè forse le lacrime sono il mezzo per parlarle. Per dirle che mi manca e non sa quanto. Per dirle che ancora io la cerco, ma non la trovo, perchè? Per chiederle se ancora si ricorda di me e perchè non potevamo rimanere in quella foto. Perchè magari ora che guardo davanti, magari su questo divanetto di viminy c'è lei seduta e sono solo io a non vederla e allora strizzo gli occhi, magari le lacrime intrappolate nelle palpebre me la faranno vedere, ma non c'è niente. Sono sola, solo io in questo momento e nessun altro e forse è meglio così...<<chissà se mi vedi. Chissà se ti piacciono i capelli così. Chissà se ti manco. Sicuramente no, ora sei felice, lì dove sei. Lo sei vero? Perchè, e so che non dovrei dirlo, ma perchè sei andata via? Un giorno me lo spiegherai, ne sono certa.>>
Ho visto le persone rimanere immobili in quegli attimi e ho capito che l'uomo ha sempre cercato di intrappolare il tempo, ma lui non si ferma. Non lo farà mai. E' libero, come un velo bianco che vola giù dall'ultimo piano di un grattacielo, nessuno potrà mai prenderlo. Ormai andrà da solo fin quando non avrà preso tutti i piani, e poco importa se il palazzo a poco a poco crolla. 
<<...Non avevo mai pensato di doverlo dire, ma ...addio, addio per sempre, anche se è terribile quando lo dici davvero.>>
"Non mettere le mani sui negativi, che spariscono con le impronte!"
 

indipendence

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